-  Lucenti Luca  -  03/12/2014

MOLTI ANNI FA (a Roberto) L. LUCENTI

Viva gli angoli di solitudine. Le giornate di solitudine. La vita di solitudine.

Cosa ? Non capisci? Senti qua, allora.

La musica che mi sfonda i timpani, l"ipod sempre al mio fianco zeppo come un uovo, la giornata buttata dietro le spalle, il ricordo di un sorriso, la malinconia di quello che avrei potuto fare e non ho fatto, magari tanti anni fa, e mi torna in mente all"improvviso, uno sguardo di intesa durato poco più di un istante, quel collega che mi ha parlato in modo così acuto di come si ritorna sulla scena ricchi e spietati, citando il Conte di Montecristo, un tizio che mi ha guardato con rimprovero e non me lo meritavo, la fila in autostrada, piena di auto che andavano da qualche parte – è estate, ora, e chi non lavora va in ferie -, il saluto della barista del bar dove non vado di solito che però oggi mi ha riconosciuto e mi ha dato del tu come se ci conoscessimo da sempre, la mia macchina enorme e sproporzionata che ha un motore rassicurante, le voci irritanti fuori dalla porta che mi impedivano di concentrarmi, la sensazione di vuoto profondissimo che si è impossessata di me alla fine della giornata, la risposta cortese di un addetto cui ho chiesto un favore e me l"ha fatto, la mia scrittura incomprensibile anche per me, tutto quello che non ha funzionato e tutto quello che ha funzionato, il respiro di sollievo quando ho imboccato l"autostrada al ritorno per tornarmene a casa, il piacere di parlare con il mio amico che mi diceva che si sentiva bene, il sole accecante e poi, stasera, quelle nuvole strane, esitanti, questo pezzo di pura musica che mi ricorda momenti di secoli fa, ricordi che probabilmente non vorrei avere più, il mondo esterno che sembra rifiutarmi da qualche tempo e - sai cosa? - non me ne frega niente, la porta che stamattina si è chiusa dietro di me, la mia immagine allo specchio che non mi piace più, la mia mente che, guidando, se ne andava per i fatti suoi, tutta quella gente che ho incrociato oggi, la più diversa, i suoi destini, bisogni, desideri, tutta questa roba su di me, ma anche la mia meschinità, povertà, insieme a quella altrui, uno che mi urta e mi chiede sinceramente scusa, il giornale che proprio stamattina non sono riuscito a leggere, gli occhiali che, tanto per cambiare, non trovavo, i miei capelli che ingrigiscono e io che mi sorprendo a diventare più grande dei miei genitori morti tanto tempo fa e cristallizzati lì, le domande che passano davanti, moltissime senza risposta, firme messe giù, quella tizia che mi sbatte le tette sempre sotto il naso e proprio non si fa una ragione che non mi interessa di guardarle, tutto quanto che sembra girare intorno a un punto fermo come se stesse percorrendo una circonferenza priva di qualsiasi senso, lo sguardo affettuoso che a un certo punto sento da qualcuno e mi fa sentire tornato a casa anche se proprio non lo sono, anzi sono in mezzo al traffico, l"immancabile personaggio al semaforo che simula un"orribile deformazione per chiedermi qualche spicciolo, io che glielo nego con la voglia irrefrenabile di aprire la portiera e colpirlo tanto violentemente da farlo finire nell"altra corsia, tutte le persone che oggi ho odiato, come sto odiando lui, e quelle mi forse mi hanno voluto bene inutilmente dato che io non l"ho capito, e, ancora, tutte le cose, le persone, le idee, che non ho notato e forse l"avrebbero meritato, le occasioni irripetibili che ho perso irrimediabilmente, le ingiustizie che ho patito e ho inflitto, i momenti di gioia che proprio oggi non mi è riuscito di godere, a parte questo fantastico attimo di pace intima, la tastiera che ticchetta, le mani che vanno veloci, lo schermo ed io, almeno finché dura la batteria e non credo che durerà per molto, il ricordo di pensieri che mi hanno attraversato la strada, ma io li ho scansati perché mi hanno addolorato al punto da non poterne più e il rancore, il dispiacere, l"affetto per persone che non vedo più, meravigliose incoerenze da rendere coerenti, molti arrivederci che sono addii, perché tanto sappiamo che non ci vedremo mai più, l"irritazione di sentirsi giudicati da un cretino, la curiosità per un lampo di intelligenza che vedo negli occhi di una persona, ma anche il disappunto di non avere il tempo e l"occasione di approfondirlo, il riflettere su un incontro casuale di qualche tempo fa e ricordarlo con intenso piacere, anche se è durato un attimo, proprio come quello sguardo, la portiera che sbatte sorda nel silenzio della mattina e anche in quello della sera, il dubbio di tutti i giorni, chissà se ce la farò, le persone che mi hanno deluso e quelle che ho deluso io, il bilancio che non chiude mai in pareggio, nonostante tutti gli sforzi che faccio per farlo tornare, le parole che vorrei pronunciare e che nessuno ha voglia di ascoltare, i miei sensi in ascolto e cui nessuno ha voglia di rivolgersi, l"amore infinito per la vita, il caldo che mi fa sudare, l"aria irrespirabile e il senso di tutta questa umanità sperduta e meravigliosa che si agita apparentemente senza ragione, il mio nord che a tratti riappare insieme alla voglia di ripartire, questo pezzo che ho ascoltato milioni di volta e che mi perfora ancora, dopo anni, timpani, cuore e cervello e mi fa rivivere una giornata banalissima come se fosse un attimo di eternità, un addio, un bentornato e, invece, non è nulla di tutto ciò. E" solo una giornata qualsiasi, cominciata in autostrada, finita in autostrada, con il sole davanti all"andata e al ritorno. Ma forse proprio per questo bellissima. Un viaggio infinito dentro di me. Accidenti, lo schermo si scurisce. E' la batteria che se ne sta andando. E io con lei




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