-  Redazione P&D  -  01/08/2012

QUANDO A STRASBURGO SI DISCUTE DI FINE VITA - Ilaria Anna COLUSSI

Dal momento che le evoluzioni scientifico-tecnologiche hanno mutato le "tradizionali" condizioni di vita e di morte, rendendo sfuggente e non più pacifico e incontestabile il carattere dell"una e dell"altra, la necessità di rimodulare questi "classici" paradigmi e le conseguenze (anche giuridiche) legate ad essi si è fatta sentire a gran voce: infatti, "la vita e la morte irrompono nel diritto con pregnanza tale da mettere in discussione tutte le grandi costruzioni e le grandi certezze del diritto". Già da tempo quest"ultimo si è affacciato sulle questioni dell"eutanasia, del suicidio assistito, del fine vita in generale, cercando regole giuridiche adatte che dovrebbero perseguire un ponderato bilanciamento dei vari interessi, pubblici e privati, "in gioco".

Indubbiamente, la complessa tematica del fine vita, alle prese con il principio di autonomia e di autodeterminazione, con il diritto alla vita, alla salute, all"integrità fisica, con il concetto di dignità umana e di rispetto della vita privata, rappresenta uno degli ambiti più spinosi e controversi per il diritto.

Giudici, giuristi, legislatori e altri operatori si trovano a "maneggiare" la materia, chi alla ricerca di norme generali, chi puntando all"elaborazione di principi deontologici, chi affrontando singoli casi concreti nei quali tentare di dare applicazione alle regole astratte: emerge, dunque, un quadro assai variegato di fonti giuridiche.

Dinanzi ad un panorama così articolato, il presente contributo intende focalizzare l"attenzione sul ruolo del giudice in quest"ambito, tenendo ben presente la sua figura di soggetto catalizzatore dei problemi, delle esigenze, dei bisogni che emergono nella prassi sociale. Chiamato a dare attuazione alle regole nei casi sottoposti alla sua attenzione, il giudice si trova di fronte a vicende personali, anche dolorose e umanamente logoranti, e persegue il difficile fine di "ius dicere", immerso in una società "che è per sua natura un"entità in continua evoluzione […] che si trasforma quotidianamente, a volte sensibilmente e a volte insensibilmente, dando luogo a ciò che viene definito come l"evoluzione perenne del costume".

Una delle Corti che più specificamente si è occupata di materie relative a fine vita è la Corte europea dei Diritti dell"Uomo che ha osservato le singole vicende nella prospettiva dei diritti umani.

Nel prosieguo saranno, pertanto, analizzate alcune significative decisioni della Corte, cercando di prescindere da ogni componente emotiva, da ogni preconcetto filosofico e/o religioso e operando un confronto critico tra esse dall"ottica squisitamente giuridica.

 

[…]

 

Tratto da www.biodiritto.org




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