-  Redazione P&D  -  15/09/2010

Trib. Bologna, sez. III, 25 giugno 2009 - COLPA MEDICA? IL DANNO BIOLOGICO RADDOPPIA - Nicola TODESCHINI

Pur non aderendo quest'ultimo alla richiesta, che risulta formulata in atti, di sostituzione dei consulenti tecnici d'ufficio, anche in ragione di atteggiamenti che pare non siano stati considerati condivisibili quanto a rispetto del contraddittorio, il giudice “in ossequio ai recenti insegnamenti di legittimità”, osserva che “la valutazione del danno biologico merita di essere adeguatamente personalizzata tenendo conto, più che della sofferenza morale che la vicenda ebbe a creare nel giovane virgulto, atteso che la tenera età del medesimo e la ridotta estensione della sfera emotiva costituiscono ragioni per ritenerla di modesta entità, dell'incidenza e della menomazione della vita futura del danneggiato, che ragionevolmente non avrebbe potuto svolgersi con la compiutezza che si auspica ad un giovane di sana e robusta costituzione, ma che probabilmente è stata in ciò ulteriormente pregiudicata dalla colpevole condotta dei sanitari che lo ebbero per primi in cura. Onde, nel complesso, con valutazione equitativa si crede opportuno raddoppiare in ragione di ciò l'equivalente dovuto per il risarcimento del danno biologico da reliquati permanenti, di tal chè al minore, utilizzati i criteri tabellari milanesi, spetta un ristoro di € 72.414,00”.

Il percorso, scelto dal magistrato, per tentare di offrire ristoro adeguato alla grave vicenda è, per un verso, apprezzabile e fondato probabilmente sul rilievo della scarsa considerazione avuta dai Ctu per il danno biologico residuale ma, per l'altro, desta perplessità poiché al cospetto pur del raddoppio del criterio tabellare, sembra ignorare la sofferenza morale di un minore tenuto conto che la sua tenera età porterebbe con sé una ridotta estensione della sfera emotiva e ne diminuirebbe l'entità.

A chi scrive sarebbe parso più congruo procedere alla corretta valutazione del danno non patrimoniale, proprio dando forza alla componente morale ed esistenziale che, forse non richiamate per timidezza ermeneutica, avrebbero ben potuto sostenere la necessità di considerare le ripercussioni anche sul fare aredittuale, oltre che quelle più squisitamente afferenti l'integrità psico-fisica e proiettare anche nel futuro la sofferenza morale, così da offrire un sostegno effettivo all'anelito riparatorio che -pur in nuce- pare evidente.




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