Il 27 e il 28 maggio spetterà al Parlamento decidere sulla ratifica della Convenzione di Istanbul sulla "Prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica".

L"orologio del c.d. "femminicidio" ha dovuto dichiarare troppe ore del decesso. Corpi di donne massacrate.

L"orologio della violenza potrebbe passare ora dall"ora solare, fatta di pazzia, ira, possessività a quella legale della Convenzione.

Convenzione che il Consiglio d"Europa aveva scritto già nel 2011 ma che l"Italia non aveva ancora avuto il tempo di guardare perché i governanti erano impegnati a cambiare continuamente poltrone.

Il testo pare scritto dopo avere visto la realtà riflessa in uno specchio. La violenza familiare, le violenze sessuali, i matrimoni forzati e i delitti che ancora oggi vengono purtroppo chiamati "d"onore".

Non si tratta più della libertà sessuale della donna come diritto, ma si tratta di qualcosa di più grande. La dignità, la libertà latu sensu, la capacità di autodeterminazione. Ed innegabile è il fatto che, così come per il fanciullo nel 1989, anche per le donne servirà una Convenzione apposita all"interno di una società che evidentemente ha ancora intrinseco un odore maschilista. L"età e il genere, nonostante le carte fondamentali, restano i due grandi parametri di discriminazione.

Per questo motivo la Convenzione esplicita anche meccanismi concreti, e tutti pagheremmo volentieri l"IMU se a questo servisse; centri anti violenza pronti ad accogliere le vittime e a seguirle in un percorso difficile, il pronto soccorso e i medici di accoglienza che siano preparati ma che siano affiancati da personale preparato.

Mancano pochi giorni per capire se un senso di civiltà esiste anche tra chi abbiamo votato. È anche su questo che la coesione e la moralità viene dimostrata. Non solo non accettando i rimborsi elettorali.