-  Redazione P&D  -  08/06/2015

VIVERE NELLE POLVERI, PAURE E RISCHI - Lino SANTORO

Servola, antico rione di Trieste. Sono tante le storie di polveri respirate, di quelle che si depositano sulle superfici, che il vento disperde, di quelle più fini che penetrano proprio in fondo dove si scontrano con i macrofagi. Infiammazioni del parenchima polmonare e degenerazione del tessuto. E sofferenza di chi entra nella fase finale e di chi vede in lui, o in lei, progredire il male e si sente impotente. Senti tante di queste storie e non sai cosa rispondere, perché immagini il dolore ma nello stesso tempo preferisci sentirti estraneo, perché ne hai anche paura. Abitanti e lavoratori, problemi analoghi anche se delle poveri e delle maledette sostante che ci stanno dentro ne risentono sia quelli che ci stanno col naso attaccato sia quelli che sono più lontani, a cui il vento porta questo malefico dono. Me le sono sentite raccontare queste storie. Dimostrare che vi sia una relazione diretta fra polveri e degenerazione cellulare non è così facile, ma vallo a spiegare a chi ha perso una compagna, un compagno, un parente, un amico. Eppure dopo nel corpo trovi che è successo qualcosa di strano, polveri carboniose nei polmoni di chi non fumava, mangiava pochi toast e non usava fare grigliate (elementi confondenti che ti fanno escludere dalle indagini statistiche sulle conseguenze delle emissioni della Ferriera di Servola perché fuorvianti). Nasci in una casa che fu costruita prima che tirassero su la Ferriera. C"erano le saline, venivano coltivate e raccolte le ostriche. Una collina sul mare. Fantastico. Queste cose te le hanno raccontate i vecchi. Adesso non è più così. La civiltà ha portato una fabbrica, la politica ignora i tuoi problemi: come si fa a contrastare qualcosa che oltre a inquinare da lavoro? In realtà l"inquinamento è aumentato negli anni e il lavoro si è sempre di più assottigliato. Oggi alla ferriera di Servola, quella comprata da Arvedi, i lavoratori sono meno di un terzo del secolo scorso. Le manutenzioni sono esternalizzate. E l"inquinamento la fa da padrone, mentre la politica sonnecchia e dimentica che la dignità di chi lavora è qualcosa di ben diverso dal logo meglio inquinato che disoccupato. Fragile chi ci lavora e per non perderlo questo lavoro è costretto a emarginare la sua dignità. Fragile di fronte al politico amministratore il servolano, che si organizza, soffre e si incazza perché il potere ignora i suoi problemi e non dà mai risposte concrete.

 

Esiste un Osservatorio Ambiente e Salute della Regione Friuli e Venezia Giulia che nel gennaio 2014 ha sfornato il documento Stato di salute della popolazione residente nei pressi del sito di interesse nazionale Ferriera di Servola. Valutazione della mortalità e della frequenza dei tumori nei comuni di Trieste e di Muggia, prodotto dal gruppo di lavoro Osservatorio Epidemiologico Ambientale FVG.

Questo studio inizia mettendo una serie di paletti sugli studi di epidemiologia ambientale. Uno dei nodi cruciali è la quantificazione dell"esposizione: il metodo diretto prevede il monitoraggio individuale (quantità dello specifico inquinante e relativo biomarker), i metodi indiretti si basano sulla residenza rispetto alla fonte inquinante, il monitoraggio ambientale e i modelli di dispersione degli inquinanti. Per individuare la popolazione a rischio si definiscono delle aree circolari con al centro la sorgente, o delle ellissi se si presume che vi sia una direzione prevalente dei venti che fa immaginare una diffusione non circolare. Questi anelli sono disposti ogni 500-1000 m dalla sorgente e si estendono per 5-10 km.

In ogni corona circolare (o ellittica), l"esposizione individuale viene considerata la stessa. Fattori da considerare, oltre ai venti, all"altezza della sorgente inquinante e alla velocità di efflusso dell"emissione, la volatilità dell"inquinante, il suo stato fisico sia nella fase di emissione sia successivamente, e poi la presenza di altre sorgenti inquinanti e la permanenza giornaliera di un individuo nell"area circolare. Quindi si mettono già le mani avanti sul problema misurazione. Poi un"indagine statistica deve operare su grandi numeri per essere significativa, sui piccoli numeri si riduce la potenza statistica e i risultati sono di difficile interpretazione. Lo studio evidenzia poi i fattori di distorsione, fra cui è importante il fattore socio-economico, ovvero le persone che risiedono attorno a un impianto industriale sono quelle più sfigate, ovvero hanno un tenore di vita inferiore a quello medio e la deprivazione si associa sempre a un peggiore stato di salute, fatto questo che già di per se costituisce una potenziale causa di confondimento, quindi sono doppiamente sfigati e quindi meno attendibili in un approccio statistico, e tanto meno percorribile risulterà l"ipotesi di un nesso di causalità. Secondo le premesse dell"indagine la relazione binomiale inquinamento ambientale danni alla salute non sarà mai dimostrabile in aree di dimensioni limitate perché i numeri sono troppo piccoli (Servola). Sempre secondo la stessa indagine l"ipotesi eziologia richiede una conoscenza precisa dei meccanismi biochimici, ma tale conoscenza sarà sempre opinabile, mentre l"associazione statistica indica una relazione che avrà sempre bisogno di maggiori approfondimenti tra potenziali cause ed eventi sanitari. Conclusione: l"indagine non è servita a niente perché operare su un numero di casi troppo esiguo non permette di trarre conclusioni con un margine di attendibilità accettabile, tanto più che per tener conto dei fattori confondenti il campione in analisi è stato ulteriormente ridotto.

 

La popolazione di Servola e i lavoratori della Ferriera sono cittadini emarginati perché non protetti. Perché costretti a subire il rischio di ammalarsi a causa di un ambiente inquinato, rischio che forse non sarà rilevante statisticamente perché il campione è troppo limitato, però secondo IARC il nesso di causalità fra benzo[a]pirene e tumore è ormai dimostrato. Sono cittadini fragili perché sono stressati dalla paura di star male, dai rumori continui, dalle polveri nere che inondano i loro spazi vitali, a loro è negato il principio di precauzione. Sia cittadini che lavoratori sono emarginati perché il loro spazio di contrattazione è limitato: i primi non sono un campione rilevante neppure per il potere politico, elettoralmente non sono in grado di influire in modo determinante, i secondi devono assoggettarsi a delle condizioni di lavoro imposte dall"impresa, con una scarsa tutela sanitaria anche da parte sindacale, o ti adatti o troviamo facilmente un altro pronto a sostituirti.

C"è un nesso comune che lega la loro fragilità con quella di tante altre categorie emarginate, i cui diritti se non completamente negati sono comunque sempre più ridotti. Un sistema sociale iniquo in cui il potente accresce il suo spazio sociale rispetto al più debole, un sistema sempre più violento e prevaricatore. La legge del profitto dell"economia neoliberista impone delle regole brutali: se sei produttivo sei utile al sistema, se sei disponibile ad accettare condizioni inique di vita a di lavoro, a rinunciare a gran parte dei tuoi diritti, se dimentichi che per rivendicarli potresti protestare sei inserito, altrimenti sei contro il sistema e quindi pericoloso, da emarginare. Se ti adatti però lo sfruttamento può aumentare, viene saggiata la tua capacità di ribellione, il margine di sfruttamento si allarga. O diventi anche tu un pescecane o diventi cibo per pescecani. I soggetti deboli e fragili devono vivere ai margini nel sistema produttivista, dove conta solo chi contribuisce alla crescita del PIL, tanto più che anche chi provoca disastri vi contribuisce.

Il tessuto sociale si sta sempre più sfrangiando, le reti connettive della solidarietà, il diritto alla propria dignità, il dovere di contribuire quanto maggiori sono le tue capacità alla difesa e alla valorizzazione dei beni comuni diventano sempre più deboli di fronte a un"ideologia in cui la prevaricazione di chi conta di più socialmente (ed economicamente) è diventata consuetudine, un diritto acquisito. Diritti e doveri non sono più gli stessi per tutti i cittadini, i primi contano di più e i secondi contano di meno per chi conta di più.

Che fare? C"è bisogno di una nuova alleanza sociale per recuperare una nuova civiltà dove i beni comuni sono più importanti dell"economia e della finanza.




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