La legge è spesso servita alla letteratura – nell’ultimo secolo – per diventare oggetto di riflessioni sulla sua efficacia, per descrivere vicende umane fortemente segnate da vicende giudiziarie, per raccontare come, in un processo, l’intreccio dei punti di vista spesso, invece di approdare a una verità, la possa annullare o moltiplicarla (come in Sostiene Pereira di Tabucchi, che è il racconto di una testimonianza sotto forma di verbale). Ma la legge è anche servita per esprimere un’altra funzione. I giudizi dei tribunali hanno incarnato l’illusione che una realtà e una verità esistano, al posto delle molte e fluide incertezze e metamorfosi in cui siamo condannati a vivere.

Avvocato di lungo corso, oltre che scrittore, Luca Ponti attinge alla sua pluridecennale esperienza professionale per trattare in questo libro proprio il tema dei rapporti tra legge e verità non risparmiando la sua brillante ironia verso le pretese di saper comunicare e accertare quest’ultima, e non solo in ambito giudiziario, poiché in realtà i tribunali e gli studi legali sono una metafora della vita.

All’avvocato si dice sempre tutto… Sarà vero?

E anche se quel tutto rispondesse a verità, rimarrà la stessa nel resoconto che ne sarà dato? E troverà poi un orecchio pronto ad ascoltarlo senza distorcerlo?

Se fossimo negli Stati Uniti, Ponti avrebbe forse tratto dalla materia che conosce così bene dei legal thrillers, ma nel mondo mediterraneo, culla della retorica dei sofisti, i temi legali si muovono in un orizzonte molto più aereo e vasto.

E di fatto Ponti recupera generi diversi. Oltre alla presenza della tradizione realistica, per esempio, nei suoi racconti si coglie anche la leggerezza funambolica del fumetto e del cartoon americano, dove i personaggi possono sfracellarsi da un dirupo e un momento dopo correre a perdifiato, incarnandosi continuamente in episodi, in luoghi e persino in epoche diverse.

Ciò che in definitiva abita le pagine di questi racconti di Ponti, che hanno come protagonista un alter ego dell’autore, l’Avvocato Castano (protagonista anche del primo libro di Ponti), è la legge in quanto “parola”. E sono viaggi, incontri, deformazioni ed equivoci di parole quelle che i suoi racconti mettono in scena.

Del resto, conclude Castano, «La verità, in verità, sta in mezzo e non è mai così definita e vera».