-  Mottola Maria Rita  -  17/10/2014

ADOZIONI GAY: PIÙ UGUALI? - Maria Rita MOTTOLA

La notizia apparsa ieri on line è offerta con la stessa enfasi e, come al solito, sottolineando la discriminazione in atto.

Due donne sposate negli States ove si sono sottoposte a inseminazione artificiale (chiamiamola con il suo nome) eterologa sono diventate entrambe madri a pochi mesi di distanza, una madre di un bambino e l'altra di una bambina (felice combinazione o scelta mirata?). L'una è cittadina italiana e quindi la coppia si trasferisce nel nostro paese, ottenendo per l'altra il permesso di soggiorno per motivi familiari. Ovviamente il bimbo nato da cittadina italiana ha la medesima cittadinanza e così la donna chiede in adozione l'altra bimba al fine, sembra, di far ottenere anche a lei la cittadinanza italiana. Il Procuratore presso il Tribunale dei Minori dà parere negativo e qui l'avvocato della donna si scatena, dando la notizia alla stampa all'evidente scopo di "sollevare un caso" e, chissà, incidere sulla decisione del Tribunale. Il legale afferma che la domanda, "è espressa anche nell'interesse della minore, si fonda sull'esigenza di tutelare il diritto alla vita familiare della figlia, che dalla nascita vive una situazione caratterizzata dalla stabilità di relazioni affettive familiari in un rapporto di filiazione con entrambe le madri (la madre biologica e la madre adottiva) e nella relazione con il fratello, di pochi mesi più giovane". Il legale sottolinea poi come la domanda di adozione si qualifichi come step parent adoption o second parent adoption, essendo in vita il genitore biologico del minore. 

In Italia, perché in Italia la vicenda si svolge, l'istituto è chiamato adozione in casi particolari e si applica nelle seguenti ipotesi:

a) l'adottante sia una persona unita al minore da vincolo di parentela entro il 6° grado o da un rapporto stabile precedente alla perdita dei genitori;

b) per il coniuge convivente del genitore del minore, per favorire il proseguimento dell'unità famigliare e garantire, quindi, una crescita armonica del minore;

c) quando è impossibile l'affidamento preadottivo del minore in stato di abbandono, o appare controproducente per il minore interrompere l'affidamento o i rapporti con la famiglia di origine.

E' quindi evidente che il Procuratore ha dato parere negativo perché la richiesta non rientra nei casi previsti dalla legge.

Ma dove sta il punto focale della questione?

A mio modesto avviso in quel "pretendere" di essere uguali. Se una volta per tutte avessimo il coraggio, noi poveri normali, di affermare questa ovvietà e cioè che le coppie gay non sono uguali alle coppie (senza aggettivi per favore), forse si potrebbe ricondurre il dibattito nei limiti giuridici, così come deve essere quando si discute di processi e di decisioni giudiziarie. È invece no, è tutto traslato su un piano ideologico, così che chi osa dire altro è tacciato di oscurantismo e di razzismo. Ma è evidente che due lesbiche non sono e non saranno mai marito e moglie e non saranno mai madre e padre, come è evidente che avere due madri e due padri non sarà come avere un padre e una madre. Tale affermazione non implica un giudizio ma è semplice costatazione di un fatto che non può essere travisato. L'altro aspetto è l'alterazione della realtà: affermare che non esiste un modo "naturale" di impostare i rapporti affettivi ha del surreale, appunto. Il rapporto di coppia e la famiglia nascono, nella notte dei tempi, dalla necessità di offrire aiuto a tutela ai soggetti deboli delle comunità (la famiglia) e a dare continuità alla razza umana (la coppia). Come si fa a negare che la spinta sessuale sia espressione della naturale propensione alla procreazione, non ci è dato comprendere. È vero che la condotta umana si è arricchita (o era già ricca?) di altre declinazioni affettive oltre al sesso. Ma è proprio vero che in natura non esistono esempi e motivazioni ad altri rapporti, come l'amicizia, il comando, l'abnegazione, la stessa affezione verso i cuccioli senza genitori? È sufficiente richiamare la ricerca etologica sul comportamento dei grandi mammiferi come il lupo, i primati e gli elefanti. Il branco adotta i cuccioli, le elefantesse assistono al complicato parto stringendo legami di sorellanza, i primati instaurano differenti rapporti maschio-femmina, maschio-maschio, femmina-femmina. E dicendo tutto questo abbiamo discriminato? È razzismo? A noi pare di no.

Il rispetto non nasce dalle pretesa dell'uguaglianza a tutti i costi. Il rispetto è doveroso, anche e soprattutto, per il diverso da te. Troppo facile, altrimenti. E giuridicamente si stravolge l'essenza stessa dell'art. 3 della Costituzione, su cui si basa la convivenza civile e armoniosa, là ove dispone un trattamento differente ed adeguato alle diverse condizioni personali e situazioni sociali, solo così si farà giustizia. Viceversa l'ideologia attuale del pensiero unico pretende di omologare e appiattire verso il basso ogni situazione, ottenendo il risultato di rendere "dominante" la minoranza come è palese dall'ormai preoccupante declino politico- istituzionale. L'omologazione a un modello precostituito è allarmante: per legge diventerà pericoloso, anzi diventerà reato, discutere e esprimere opinioni sull'omosessualità. Stupisce questa novità? Se è evidente che nell'ultima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM IV-TR, 2000) l'omosessualità non occupa più alcuna casella diagnostica, secondo quanto disposto dall'OMS nel 1993, è anche vero che gli psicanalisti e gli psicologi non possono sollecitare il paziente ed esaminare il loro orientamento sessuale, quale frutto di eventi traumatici o complessi trascorsi familiari e di vita, si impedisce in altre parole un'analisi per comprendere le motivazioni e suggerire percorsi diretti a ottenere una migliore percezioni di sé, che certo non è "fare outing" semplice affermazione di un fatto. In altre parole si impoverisce la ricerca e l'elaborazione affettiva sul presupposto che tutto è "normale" anzi meglio che "essere normale" è ammettere la propria omosessualità, gridandolo ai quattro punti cardinali. E così il diritto delle coppie omosessuali diventa lo specchietto per le allodole diretto a dimostrare la "laicità delle istituzioni". Così l'uguaglianza "più uguale" degli omosessuali fa dire al capo del Governo che le coppie gay acquisiranno il diritto alla pensione di reversibilità che sarà negata alla coppie eterosessuali "meno uguali".

Io amo mio marito profondamente, come ho amato il padre di mia figlia e mi sono innamorata altre volte nella vita. Ho avuto due amiche grandi che amavo e quando ho sentito una di loro al telefono pochi mesi fa, dopo tanti anni, mi sono sentita felice, così come lo sono stata tante volte "stravaccata" sul suo letto a studiare filosofia o chimica, a bere bicchieri di tè, rigorosamente senza zucchero, a mangiare fette di crostata preparata dalla sua mamma, e quando lei ed io uscivamo con i nostri compagni di scuola, in moto anche durante una nevicata. Amo tanto, tantissimo la mia segretaria (che strangolerei perché è svanita e dimentica, pasticcia, crea disguidi a quel mio mondo che vorrei perfetto) perché è dolce, intensa, allegra, vitale, accanita lettrice, capace di sentimenti sinceri e intensi, è, - così afferma mio marito -, come avere un caldo cucciolo per le stanze dello studio. Ho conosciuto tante donne che sono state importanti nella mia vita, molte di loro mi hanno ferito e fatto soffrire, molte mi hanno incoraggiato e sostenuto. A tutte loro ho voluto molto bene ma mai ho provato attrazione sessuale per qualcuna di loro. Io ho avuto una famiglia speciale, genitori che hanno adempiuto il loro compito con affetto e consapevolezza, due sorelle magnifiche da amare, e un mondo di idee da condividere, discutere, un futuro da costruire. Oggi non è più così, i nostri giovani vivono in un mondo virtuale e complicato. Non so come avrei reagito se avessi vissuto la mia giovinezza oggi, non so come mi sarei sentita privata di speranza, martoriata da insuccessi, in una famiglia divisa, fragile e indebolita, se avessi incontrato un'altra donna forte e capace di imporre il suo modo di essere, disposta a comprendere e accogliere in momenti di difficoltà, chissà come avrei reagito in condizioni di confusione, privata della speranza, in preda a una comunicazione di massa manipolatrice.

Ecco e qui il vero problema: esistono meccanismi di base che psicologicamente attiviamo quando rielaboriamo e razionalizziamo la storia per evitare la carica ansiogena che deriverebbe dal prendere atto della verità. Dovremmo, invece, renderci conto di vivere "oltre lo specchio di Alice", in un mondo di non sense e provare a riprenderci in mano la nostra vita, forse affermando nuovamente che essere normali non è così disdicevole, accetteremo noi stessi così come siamo e non come la pseudo società ci vuole, certamente non seguiremmo più il Pifferaio Magico di Hamelin e ... ci fermeremmo sull'orlo dell'abisso.




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