-  Redazione P&D  -  21/11/2014

AUTODETERMINAZIONE: DELLA BUONA MORTE- Giuseppe FEDELI

- persone, diritti personalità

- morire con dignità

 

"Se sai sopportare e affrontare con coraggio il mutamento di sorte,/non avrai inquietudine" (Epicuro, lettera a Pitocle)

 

Osserva il fine giurista Stefano Rodotà che "morire con dignità", "morire bene", "diritti dei morenti", sono alcune tra le tante espressioni con le quali da anni si descrive non solo la condizione delle persone alla fine della vita, ma più in generale il rapporto che ogni persona deve poter stabilire con il tempo estremo della sua esistenza. Infatti, se la morte appartiene alla natura, il morire appartiene alla sua vita, è divenuto sempre più governabile e dunque rientra nell"autonomia delle scelte di ciascuno. Proprio seguendo gli itinerari del diritto, è agevole accorgersi di questo radicale mutamento di prospettiva, con l"attribuzione a ciascuno del pieno governo del sé soprattutto per quanto riguarda il destino del proprio corpo, per il quale il principio è ormai quello del consenso libero e informato dell"interessato. La rivendicazione del diritto di morire diviene così parte del più complesso movimento di riappropriazione del corpo. Tutto questo ha chiari e forti riferimenti nella Costituzione. Nell"articolo 32, dove la salute è definita diritto «fondamentale», si afferma che «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge»: questo intervento, tuttavia, è ammissibile solo nei casi in cui vi sia una ragione sociale rilevante. Si individua così un"area dell""indecidibile", preclusa a qualsiasi intervento legislativo e che viene identificata riferendosi al rispetto assoluto della dignità e della persona nella sua integralità. Quest"area, sottratta alla competenza parlamentare, è quindi attribuita alla libertà di scelta della persona. Un passaggio essenziale, chiarito in modo inequivocabile dalla sentenza n. 438 del 2008 della Corte costituzionale: «La circostanza che il consenso informato trova il suo fondamento negli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione pone in risalto la sua funzione di sintesi di due diritti fondamentali della persona: quello all"autodeterminazione e quello alla salute». Questa linea costituzionale ha trovato ripetute conferme in importanti sentenze dei giudici ordinari e nelle iniziative di un centinaio di comuni che hanno istituito registri dei testamenti biologici. I quali non hanno un semplice valore simbolico, perché consentono di accertare l"effettiva volontà di una persona, superando una delle polemiche che accompagnarono la vicenda di Eluana Englaro. Nella discussione, che si snoda ormai nel corso dei decenni e non soltanto in Italia, compaiono due espressioni — accanimento terapeutico e rifiuto delle cure — che costituiscono punti fermi per quanto riguarda i doveri del medico e i diritti della persona. Quanto sopra s'inanella alla notazione per cui il concetto di salute non è assoluto e definito. Proprio in quanto onnicomprensivo, è fortemente dipendente dagli elementi multifattoriali che lo caratterizzano: capacità del soggetto di perseguirla, progettualità nelle scelte di vita, capacità/possibilità di fruizione dei beni sanitari, risorse ed esperienze personali. In una visione globale e dinamica, il soggetto attribuisce alla vita un valore contestualizzato alla percezione di sé, alle proprie aspettative e desideri, al proprio stile di vita, ai propri convincimenti, alle relazioni affettive poste in essere (o in divenire), al contesto ambientale in cui vive, alle proprie condizioni socio-economiche: è sulla base di questi elementi che decide se e in che misura vada difesa la vita. Il bene giuridico salute non è più un valore in sé, una condizione statica, di facile "misurazione", ma rappresenta lo strumento per la piena realizzazione di una vita percepita come qualitativamente migliore. Forse i tempi si stanno facendo più propizi ad un confronto ispirato al rispetto pieno della dignità delle persone, grazie all"attenzione partecipe che per questa manifesta continuamente il Pontefice. La Chiesa (fermo che le posizioni etiche di origine cristiana sul tema dell‟eutanasia sembrano derivare dall‟applicazione di norme morali più generali che si ispirano al principio della sacralità e della non disponibilità della propria vita e della morte) può rendere la discussione più libera e consapevole. Morire è un momento topico, parte integrante della vita (su questa linea per Martin Heidegger la morte non è solo il momento finale della vita ma l'elemento costitutivo della vita stessa), il suo capitolo ultimo, inteso come zoé, non come bios. Rifiutare delle cure inutili rappresenta il rispetto di un percorso biologico naturale. "Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia(...)": esorcizzare la morte per ipocrisia, veti ideologici, religiosi o politici, miopia culturale, prolungare le cure di una malattia degenerativa dall"esito infausto, oltre che inutile e dispendioso, è scorretto perché lancia il messaggio di false prospettive salvifiche a discapito della dignità umana. Relegare la morte ad uno spazio intimo privato, medicalizzandola in ogni sua manifestazione, espropria il morente della propria morte (è la "pornografia della morte" di cui parla Geoffrey Gorer). Del resto la stessa lettera enciclica Evangelium vitae di Papa Giovanni Paolo II, sul valore ed inviolabilità della vita umana, afferma ".. da essa (ossia l"eutanasia, n.d.r.) va distinta la decisione di rinunciare al cosiddetto "accanimento terapeutico", ossia a certi interventi medici non più adeguati alla reale situazione del malato, perché ormai sproporzionati ai risultati che si potrebbero sperare o anche perché troppo gravosi per lui e per la sua famiglia. Da una parte dunque la Libertà (la cui "ratifica" più alta è nel distico della Commedia-Purgatorio canto I: "libertà va cercando, ch'è sì cara,/ come sa chi per lei vita rifiuta", dove il Purgatorio, a guardia del quale Dante mette Catone l'Uticense, è il regno della libertà dal peccato), figlia del libero arbitrio (quella libertà figlia a sua volta della saggezza stoica, di matrice greca) dall'altra l'Assoluto, da cui procede l'assolutizzazione di ogni nostra scelta, pur nella libertà di decidere: sfida impari, votata ab aeterno allo scacco, escatologico prima che antropologico, "stabilire" a quale dei due Sovrani spetti la primazia.

 

 

Malata terminale di cancro a 29 anni decide di accomiatarsi dal mondo il 1 novembre. Brittany Maynard ha scelto l'eutanasia prima che la malattia degenerasse. Morirà due giorni dopo aver festeggiato il compleanno del marito. Nel ricordo dei suoi giovani anni, mi piace dedicarLe le parole immortalate da un grande cantautore, "là dove in pieno giorno/ risplendono le stelle": .

 

 




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