-  Cendon Paolo  -  06/04/2015

BULLISMO E MOLESTIE NELLE CASE POPOLARI: LETTERA AL PICCOLO DI TRIESTE - Paolo CENDON

Ecco cosa succede   non di rado, secondo quanto più di una persona mi  ha raccontato di recente, in alcuni fra   i condominї che sono gestiti dall"ATER di Trieste:

- un certo nucleo familiare, italiano o straniero, comincia da un dato momento a comportarsi in maniera turbolenta verso gli altri: schiamazzi notturni,   prepotenze, disordine, disprezzo per l"igiene, gesti di bullismo, ubriachezza, minacce vere e proprie agli altri condomini;

- chi protesta con gli   autori delle protervie viene svillaneggiato, intimidito, e di solito si tratta di persone fragili; giovani in difficoltà, donne sole, anziani, gente mite, individui qualsiasi che non sanno come difendersi;

- le vittime delle prepotenze si rivolgono magari alla polizia, ai carabinieri, ai servizi sociosanitari, anche con denunce formali, ma per una ragione o per l"altra il risultato è negativo: "Cerchi di avere pazienza", "Non sappiamo come fare", "La legge è dalla loro parte", "Abbiamo provato, ma poi i giudici lasciano correre", "Dove vuole che li mandiamo?";

- la conclusione è che non succede niente, non si fa niente, tutto finisce in niente;

- i bulli di turno escono da questo passaggio burocratico  ancor più certi dell"immunità, più sfrontati e rabbiosi, le vittime ancor più spaventate e sconfitte.

Credo che le autorità competenti - a livello di Questura, di Comune, di Ater, di Tribunale, di Asl, e così via - dovrebbero   farsi carico del problema. Sono (quasi) sicuro che   i responsabili di questi vari comparti cercano di solito di fare il loro dovere, ma la situazione finale resta comunque quella che ho descritta. Spero che nessuno obietti che si tratta di episodi eccezionali, perché  se anche fosse così sarebbe comunque triste il trionfo della sopraffazione; e comunque non credo si tratti di eccezioni.

So bene che all"origine dell"arroganza ci sono spesso situazioni di sfortuna e di disagio, ma non credo che l"aver subito qualche colpo sbagliato dal destino autorizzi chi è infelice o stortignaccolo a diventare un violento, un oppressore del suo prossimo. Chi fa del male non andrà mandato alla ghigliottina, ma va certo fermato. La cultura della solidarietà, della comprensione, della risocializzazione, non è certo nata per nutrirsi di ignavie o di micro-vigliaccherie istituzionali o amministrative. Basaglia non voleva certamente questo, la sinistra migliore, per come la intendo io, nemmeno.

Oltretutto non conviene neanche: elezioni a parte, le vittime che hanno dovuto subire e patire potrebbero un giorno stufarsi, citare in  giudizio le Autorità sorde o poco efficienti, queste finirebbero magari condannate a risarcire il danno. Il diritto privato, se lo si sa usare, protegge chi è fragile e punisce gli smargiassi. Meglio pensarci prima, no?

 Paolo Cendon

 Presidente di "Anziani Terzo Millennio"




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