L’esperienza maturata a partire dall’entrata in vigore della L. 6/2004 ha messo in luce alcuni significativi sviluppi nei servizi di supporto alla fragilità.
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Va registrato anzitutto un aumento costante del numero di persone assistite da AdS, in conseguenza anche del fatto che nuovi tipi di fragilità – ad esempio quelle legate ai vari tipi di dipendenza – abbiano fatto ingresso nel mondo della protezione giuridica, richiedendo nuove competenze, attenzioni e servizi. I numeri in crescita portano ad una incessante richiesta di persone disponibili ad assumere l’incarico di AdS: si affacciano quindi nuove figure di volontari, che richiedono una formazione ed un supporto costanti e puntuali.
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Oltre ai numeri, la natura stessa delle incombenze richieste per la protezione giuridica dei fragili è in continua evoluzione, nel segno della complessità: oggi l’AdS deve potersi districare in ambiti burocratici articolati, basti pensare alla complessità della gestione delle provvidenze pubbliche tra strumenti di sostegno locali e nazionali talvolta intersecati tra loro.
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Questo contesto rende quindi quantomai attuale l’intuizione sulla necessità di uno sportello che possa supportare famiglie e giudici tutelari sin dal momento della ricerca e individuazione dell’AdS: uno sportello capace di affiancare l’AdS supportandolo e orientandolo quando necessario, mettendolo per il resto nelle condizioni di poter indirizzare le sue migliori energie nell’accompagnamento della persona fragile.
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E’ chiaro allora che quello reso dallo sportello per la fragilità non può essere un semplice servizio burocratico/informativo: per essere davvero efficace lo sportello deve avere solide radici nel territorio, deve poter contare sulle risorse pubbliche ma anche sulle energie e sulla vitalità del mondo associativo e del volontariato; in altre parole, deve essere lo specchio di un territorio che si mette a disposizione per garantire risposta ai bisogni più diversi, per nulla standardizzati, che la fragilità presenta.