Deboli, svantaggiati  -  Redazione P&D  -  27/04/2024

Pensare non solo al beneficiario - Paolo Cendon

C’è un ragazzo di 13 anni, Marco, che non entra più nelle sue scarpe; è cresciuto, anche il giubbotto invernale gli va piccolo; non si riesce poi a comprargli i libri scolastici.  Ha la passione del gioco d’azzardo suo padre, ci va giù pesante con le carte; specie nei giorni successivi all’inizio del mese, quando lo stipendio viene pagato. Peccato sia quasi sempre sfortunato, come giocatore, dopo poche ore il conto in banca è già in rosso.

  E nel quartiere dove vive Marco – occorre aggiungere - ci sono altre situazioni simili.

  Quello di Xenia ad esempio: fa la casalinga, è sposata da 10 anni con uno che si è dato alla cocaina, da un po’ di tempo; un marito che usa sostanze costose, che sta sempre male. I risparmi di casa sono andati ormai bruciati tutti, Xenia non ha più soldi neanche per il dentista, e sì che ne avrebbe bisogno. 

 Oppure il caso di Giulia e Alessio: moglie e figlio di un uomo che da tre anni si è dato al vino e ai liquori.  Beve di tutto, specie bottiglie raffinate, con risultati funesti per la famiglia, anche economicamente: nel bilancio familiare, la voce alcol incide ormai per 400 euro al mese, il lavoro per l’uomo è sceso nel frattempo al lumicino: ci sono già vari trimestri di ritardo con le bollette.

  Anche in queste ipotesi verrà nominato un amministratore di sostegno, il quale di nuovo, tuttavia, poco riuscirà a combinare: un ludopatico, un tossicodipendente, un alcolista, non sono proprio dei malati di mente, vige per loro la regola della libertà, niente costrizioni possibili.

 Si può al massimo fare capo a uno psicologo, a un esperto; se il tentativo fallisce però, il ‘’fragile con dipendenze’’ potrà continuare a fare quello che vuole: anche qui la legge non ammette che il giudice possa imporgli di curarsi.

 




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