-  Redazione P&D  -  16/07/2012

ETICA DELLA CURA, DISABILITY STUDIES E APPROCCIO DELLE CAPACITA' - Brunella CASALINI

All"interno della riflessione filosofico-politica e filosofico-morale contemporanea il rapporto tra la ethic of care e i disability studies non è sempre stato facile. L"etica della cura e gli studi sulla disabilità prendono le mosse da un"analoga prospettiva non dominante, contrapposta a quella dei "maschi bianchi, di classe media, abili ed eterosessuali" che fino ad oggi ha definito le regole e le pratiche prevalenti all"interno delle nostre società. Entrambi gli approcci teorici si sono dovuti confrontare – come sottolinea Mary B. Mahowald (1998) – con gli stereotipi della dipendenza, della passività e dell"inferiorità. Nonostante i molti punti di partenza comuni, la ethic of care e i disability studies si sono spesso trovati su fronti contrapposti nelle loro battaglie politiche. I teorici della disabilità e gli attivisti politici per i diritti dei disabili, infatti, hanno accusato la prospettiva femminista, e al suo interno l"etica della cura, di rimuovere il punto di vista e le problematiche specifiche della persona disabile. Terreno di scontro tra le due prospettive teoriche è stata la scelta della ethic of care di legare l"etica della cura alla differenza, mettendo in secondo piano i valori dell"eguaglianza e della giustizia, dando per scontato il bisogno di cura e svilendo così il tentativo del modello sociale della disabilità di ricondurre la condizione della persona disabile non alla forma di minorazione fisica, psichica o sensoriale dalla quale può essere affetto per nascita, per una malattia o per un incidente, ma alle barriere sociali del pregiudizio, della discriminazione e dell"esclusione sociale che traducono socialmente quella specifica menomazione in una disabilità e consentono di vedere in essa una forma di oppressione sociale o di discriminazione, non dissimile dal sessismo o dal razzismo.

Le incomprensioni tra disability studies ed ethic of care, tuttavia, sembrano essere state in parte superate e sembra essersi aperta la possibilità di un dialogo costruttivo tra le formulazioni più recenti dell"etica della cura e i tentativi di revisione e ripensamento del modello della disabilità. Da una parte, infatti, esponenti dei disability studies quali Tom Shakespeare hanno sentito il bisogno di ripensare e attenuare i termini radicali in cui era formulato il modello sociale della disabilità; dall"altra, alcune teoriche dell"etica della cura hanno preso le distanze dall"identificazione della cura con il modello romantico della diade materna, hanno prestato maggiore attenzione alla dimensione relazionale e interattiva della cura e alla necessità di conciliare cura e giustizia, necessità legata alle possibili derive negative di un rapporto asimmetrico quale necessariamente si configura il rapporto tra chi presta e chi riceve cura.

Illustreremo qui la posizione del movimento per i diritti dei disabili e le critiche da questo mosse ad alcune formulazioni della ethic of care. Cercheremo di mostrare, poi, come più recenti teorizzazioni dell"etica della cura possano contribuire a gettare un ponte tra le due prospettive, riformulando il concetto di eguaglianza tra gli esseri umani alla luce della nostra comune natura di esseri bisognosi, dipendenti e vulnerabili. Infine, prenderemo in esame come l"approccio delle capacità possa risultare un utile strumento per la realizzazione degli obiettivi comuni tanto all"etica della cura quanto ai disabilities studies, in vista di una riforma del welfare che sappia dare risposte individualizzate, tagliate sui bisogni delle persone e orientate al loro well-being.

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