Amministrazione di sostegno  -  Redazione P&D  -  18/11/2022

Lo spirito della bozza Cendon (1986) sull'amministrazione di sostegno

Ecco gli spunti ricompositivo portati avanti nella Bozza Cendon   (1986) sul terreno dei c.d. soggetti vulnerabili.

Persone non già “intrinsecamente fragili”, quanto piuttosto “disilluse” dall’esterno, frustrate dalla mancanza di qualcosa che dovrebbe esserci, all’intorno, e che non c’è mai stato invece. O che esiste magari, nei meandri della città o del territorio, ma non abbastanza corposamente, rigogliosamente.

---

La verità è che ogni essere umano è portatore  di un proprio “progetto di vita”: più o meno limpido o ambizioso. Chiunque si alzi la mattina e inizi  una nuova giornata (anche chi non può fisicamente mettersi diritto) vuol dare alla propria esistenza un qualche significato, grande o piccolo che sia.

---

Durante il corso degli eventi, di giorno o di notte, ciascun individuo continua a tessere piani, a disegnare l’immediato; magari a correggere qualche errore degli ultimi mesi: “affitterò una casa, farò l’università, troverò un lavoro, tenterò quel certo concorso, rimetterò quei debiti, mi abbonerò alla stagione teatrale, cercherò altri spazi, mi riconcilierò, proverò ad adottare un bambino, rifarò l’operazione agli occhi, andrò in vacanza”.

---

E poi, chissà: lo sport, i libri, i saldi, il pensiero degli amici vecchi e nuovi da incontrare (donne, uomini, bambini); e ancora i fumetti, la sala corse, un ciclo di conferenze, le collezioni, la borsa, i fondi pensione, gli annunci sul giornale, la musica - magari niente; comunque un “niente” non imposto al 100% dalle circostanze, dalla disgrazia: non un ozio purchessia, una qualsiasi partitura di vita.

---

Ecco allora la “combinazione esistenziale” (questa una delle locuzioni impiegate talora). Il tratteggio che ciascuno effettua cioè, più o meno confessatamente, degli obiettivi avvertiti come propri. La presa d’atto di alcune pulsioni e ambizioni di fondo, dei respiri emersi con lo scorrere del tempo;  l’insieme dei gesti che si vorrebbero, da quel momento, al centro dell’agenda.

---

Uno slancio a fare, forse a cambiare, magari a riprendere qualcosa; anzi, di solito,  a fare e insieme ad essere (se stessi):  questi i verbi che si intrecciano fra loro, in misura costante, pure nei discorsi relativi al danno esistenziale.

---

Il soggetto svantaggiato è pure lui così, si sente come gli altri, come tutti quanti; il suo ronzio non è diverso, né speciale: le differenze a quel livello non contano, neppur sussistono anzi. Aspira anch’egli, essenzialmente, a “realizzare” se stesso,  dentro e fuori.

Però, ecco il punto, non ci riesce completamente, non da solo.

Un qualche impedimento di base (di carattere fisico, psichico, sensoriale, istituzionale, anagrafico, logistico, etc.)  glielo vieta parzialmente o contingentemente. In qualche modo lo attanaglia, lo trattiene altrove contro la sua volontà

 




Autore

immagine A3M

Visite, contatti P&D

Nel mese di Marzo 2022, Persona&Danno ha servito oltre 214.000 pagine.

Libri

Convegni

Video & Film


Articoli correlati