-  Redazione P&D  -  14/12/2016

L'orco in canonica - Alex D. Zorzini

L'ORCO IN CANONICA

 In principio erano le lezioni private di catechismo.

Poi vennero le violenze sessuali.

La piccola Anna, una bellissima bambina con gli occhi verdi, iniziò la salita sul Golgota e restò appesa alla croce di don Fulvio per molto tempo.

Tutto inizia con la proposta di un percorso riservato per affrontare il senso della crocifissione, le parti occulte di noi, del corpo e della mente.

E' così che nella stanzetta al piano interrato della parrocchia spiegazioni religiose e approcci sessuali si compenetrano, quasi che le prime siano i titoli dei capitoli di un racconto che ha la bambina come protagonista : "quando vuol chiamarci a una missione Dio lo fa portandoci nel deserto"; "poichè il mio giogo è dolce e il mio carico leggero" (Mt, 11.30); "mi sono alzata per aprire al mio amato e le mie mani stillavano mirra": "mi sono tolta la veste, perchè indossarla di nuovo?"; "m'introduca il re nelle sue stanza, ricorderemo il tuo amore più del vino" (dal Cantico dei Cantici). Perfino un (inevitabilmente) distorto Pascal: "il corpo ha le sue ragioni che la ragione non conosce". Infine il premonitore "è giunta l'ora di mietere, perchè la messe della terra è matura" (Apocalisse 14,15).

Inizia la via crucis di Anna: la prima stazione coincide con la quarta elementare, quando scivola a terra e su di lei don Fulvio, con uno strano spessore nei pantaloni.

L'ultima stazione nel maggio della terza media: prima l'amplesso con il prete, poi con Rocco, il ragazzino che, alla bisogna, doveva accontentare don Fulvio.

In mezzo c'è un climax fatto di prove per scegliere la divisa della squadra di pallavolo; di pose per le illustrazioni di un libro; di mani che arrivano sotto la gonnellina di jeans; del primo bacio bagnato che sapeva di saliva; delle mani portate sotto la stoffa dei pantaloni, sulla nuda pelle del prete, fino a che un liquido bianco era colato fra le dita; dell'affare di lui che cerca il palato della bambina e poi dentro le cosce di quest'ultima, fatta distendere sui bordi del tavolo.

Eretta Anna non riusciva a stare, le gambe cedevano.

Nessuna pausa durante le (prime) mestruazioni: "bambini così non ne nasceranno", e neppure quando la gamba destra era ingessata: bastava sfilare i vestiti dalla gamba sinistra.

Le stazioni continuano con il video di lei e di Rocco, girato nella casa delle vacanze e con le loro foto, in varie combinazioni di corpi.

Fin dall'inizio la via crucis lascia i suoi segni sul corpo: l'insofferenza per la panna da cucina, per la chiara dell'uovo, la bevanda al cocco, i frappè, i balsami cremosi per i capelli, l'impossibilità di addormentarsi sulla pancia.

E i primi segni nell'anima: la divisione fra Annettina, la bambina che non riusciva a opporsi alle sopraffazioni dell'adulto e la Sapientina, che cercava di reagire, che si accorgeva delle profanazioni dell'adulto.

Dopo, lo sforzo per non far trapelare nulla: nulla in casa si doveva sapere.

Improvvisamente, tutto si interrompe.

Anna ritrova la libertà e la mente inizia a mettere in atto la sua strategia di difesa: dimenticare tutto. Lo farà così bene che anche don Fulvio risulterà uno sconosciuto.

Il corpo, però, non può dimenticare.

Gli anni del liceo sono quelli dei fastidi con il cibo, con lo stomaco, delle acidità, delle mestruazioni irregolari e dolorose, dell'eczema, dell'acne, delle macchie blu sotto i piedi.

I primi anni dell'università sono quelli della paura di uscire da sola, di subire agguati in casa, degli attacchi di furia, delle sveglie durante la notte per tagliare a striscioline fogli di carta, riviste e bollettini.

Sono quelli gli anni del minimo sindacale cui Luca, il fidanzato, aveva diritto e delle carezze circostanziate perchè la testa, l'orecchio sinistro e il collo erano sempre proibiti.

Arriva il giorno in cui tutto esplode: le stranezze di Anna non possono essere più considerate stranezze, quegli scatti di nervi sono sempre più frequenti, quei tagli non sono più giustificabili, c'è bisogno dell'aiuto di qualcuno.

Nello studio del professore di diritto privato entra una studentessa con gli occhi verdi e un po' pallida. Vorrebbe scrivere una tesi sulla responsabilità da fatto illecito, con particolare attenzione al danno da molestie sessuali. Si può cogliere, nella studentessa, un certo interesse per l'argomento, ben oltre i motivi scolastici. Non solo perchè, quando ne parla, ha gli occhi lucidi.

E' lì che si incrociano le vicende della piccola Anna, la terapia della studentessa, il processo, i racconti del professore.

Tutto vero, tutto riportato con garbo, finchè, si può immaginare, che quella barca descritta da Lee Masters (epitaffio di George Gray) issi le vele per lasciare il porto.




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