Deboli, svantaggiati  -  Redazione P&D  -  28/02/2024

Maestre di asilo arrestate a Ronchi: i genitori della bambina erano all'oscuro delle violenze

Mamma e papà sono venuti a sapere dei maltrattamenti sulla figlia disabile dalle indagini dei carabinieri. L’insegnante di sostegno ha 28 anni, l’altra 50

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È possibile non siano state buttate giù dal letto. Ma alle 6.30, quando i carabinieri hanno scampanellato alle loro abitazioni, nel perimetro del mandamento monfalconese, le reazioni delle due maestre di Ronchi dei Legionari, raggiunte lunedì dall’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per l’accusa di presunti maltrattamenti su minore – una bambina con disabilità di tipo cognitivo – sono state di sconcerto, lì per lì incredulità. Sensazioni per certi versi assimilabili a quelle che traspirano ora dal territorio. Rimbalzano dal municipio. Serpeggiano tra gli animi delle mamme in attesa del pargolo, all’uscita dall’istituto che fa da sfondo alla penosa e triste vicenda.

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Perché quelle maestre finite al centro delle indagini, protratte da due mesi e mezzo e tutt’ora in corso, vale a dire l’insegnante di sostegno 28enne e la “veterana” di 50 anni, sono state, fino al deflagrare della notizia, assolutamente stimate. Senz’altro benvolute. Perfino, nel caso dell’educatrice di ruolo e più lungo corso, motivo di predilezione dell’istituto, al momento dell’iscrizione, per le famiglie alle prese con la scelta tra più materne in zona. E ora invece maestre «gravemente indiziate», le parole usate dal comando provinciale dei carabinieri di Gorizia, «a vario titolo, del reato di maltrattamenti di minore all’interno dell’istituto» fermo restando la presunzione d’innocenza, che si mantiene tale fino all’eventuale terzo grado di giudizio. L’interrogatorio di garanzia davanti al magistrato dev’essere ancora fissato, ma è assodato si terrà entro questa settimana. Le due maestre potranno avvalersi della facoltà di non rispondere o decidere di fornire la loro versione dei fatti. In prima battuta, entrambe, sono state assistite dal difensore d’ufficio, per via delle circostanze: l’arrivo dei militari alle primissime ore del mattino.

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Su tutta la vicenda, sia a tutela della minore – volutamente qui si omette il nome della scuola – sia per le indagini attualmente in corso, gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo. I genitori della piccola erano del tutto all’oscuro degli elementi emersi, appresi solo successivamente e ricostruiti dai militari a seguito di una «segnalazione interna», presumibilmente maturata nella sfera scolastica. Che riferiva di «ripetuti strattonamenti da parte di personale docente» ai danni della minore, negli spazi normalmente adibiti alle attività formative e ludiche. Maltrattamenti, stando ai militari, riscontrati «spessissimo anche davanti agli altri bambini», dai 3 ai 5 anni.

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È stata, sempre secondo quanto reso noto, «la frequenza e intensità» delle riportate «violenze, sia fisiche – spinte, strattoni e schiaffi – che psicologiche – grida, urla, rimproveri sovente conditi da parolacce e financo imprecazioni –», a indurre gli inquirenti ad accelerare le attività d’indagine e ad avanzare richiesta di misura cautelare al Giudice per le indagini preliminari. Per ottenere, quanto prima, un vaglio delle acquisizioni investigative, incentrate sulle videoregistrazioni. Immagini definite «eloquenti» da chi le ha viste. Che avrebbero evidenziato un trattamento diverso rispetto agli altri bambini.

 

 




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