Stranieri, immigrati  -  Redazione P&D  -  25/08/2023

Migranti a Trieste, ormai è emergenza: trasferimenti bloccati

Roberti: «Mille arrivi in 13 giorni». Ics: «In 500 in strada solo a Trieste». Il prefetto: «Stiamo cercando soluzioni»

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TRIESTE. Per l’Ics è una «catastrofe umanitaria, con quasi 500 persone che dormono in strada solo a Trieste, alcune delle quali anche da tre mesi». Per la Caritas è una «situazione preoccupante», con alcune aggravanti mai registrate prima, dai «minori non accompagnati che vediamo ormai spesso in mensa» a «interi nuclei familiari che passano la notte all’aperto». Una situazione dalla quale non è esente alcun territorio, ma che a Trieste sta raggiungendo soglie di difficile gestione.

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Nei soli primi 13 giorni di agosto, come riferisce l’assessore regionale all’Immigrazione Pierpaolo Roberti, «in Friuli Venezia Giulia sono state rintracciate 700 persone e altre 310 si sono presentate spontaneamente per l’identificazione». Come indica la Prefettura di Trieste, al 21 agosto gli accolti in regione erano 4.587 (1.344 a Trieste).

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Un sistema dell’accoglienza saturo e che non riesce più a contenere la domanda, tanto che, appunto, secondo Gianfranco Schiavone, presidente di Ics, «nella sola Trieste ci sono 494 persone che dormono al Silos, in strada, nelle piazze, e alcune in condizioni di salute precarie. A Gorizia siamo sulla settantina, a Udine sul centinaio, a Pordenone una cinquantina». Numeri che vengono confermati a Trieste dal direttore della Caritas don Alessandro Amodeo, che spiega che «in mensa stiamo erogando circa 700 pasti al giorno in più rispetto ai mille che forniamo normalmente. Una situazione tra l’altro che sta portando a una forte esposizione economica della Caritas». A rendere pesante la situazione è il rallentamento dei trasferimenti dalla nostra ad altre regioni: «Si sono bloccati nei mesi estivi», evidenzia Schiavone. Don Alessandro Amodeo conferma la frenata: «Mi risulta che l’ultimo, di alcune persone da Campo Sacro verso la Sardegna, risalga al 13 luglio. La situazione è complicata e, pur comprendendo gli sforzi che le istituzioni fanno, mi chiedo perché non si utilizzino, per le misure di natura logistica, anche altre risorse, dall’esercito alla Protezione civile, perché lo Stato non può delegare alle associazioni la gestione di questa situazione».

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La Prefettura di Trieste non conferma né smentisce il dato e si limita a riferire che «dall’inizio dell’anno si sono avuti 1.161 trasferimenti». Pietro Signoriello, prefetto di Trieste e commissario di Governo per il Fvg, interpellato sulla situazione, ha risposto che «è conosciuta e costantemente monitorata in stretto contatto con il Commissario per l’emergenza migranti, per individuare appena possibile le forme più adeguate di risposta all’esigenza di coloro che ne avranno titolo. La Prefettura di Trieste sta facendo tutto quello che occorre, in piena coerenza con l’importantissima opera di accoglienza condotta a livello nazionale dall’intera rete delle prefetture italiane, cercando soluzioni e risposte operative, condividendo scelte e valutazioni coi sindaci dei territori coinvolti». Pietro Signoriello ha evidenziato anche come la prefettura di Trieste «faccia parte di un sistema più ampio di accoglienza nazionale che sta operando adeguatamente per far fronte a un fenomeno complesso, con il coordinamento del ministero dell’Interno, da tempo impegnato per il governo complessivo delle esigenze correlate agli arrivi di migranti».

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Se per il governatore Fedriga «tutte le misure in questo momento sono dei palliativi, serva un forte intervento europeo per fare accordi con i Paesi di transito, che poi vanno fatti rispettare», l’assessore regionale Roberti, in merito al rallentamento dei trasferimenti specifica che «so che ne erano previsti altri dal Fvg, ma credo che l’aumento imponente degli arrivi nel Canale di Sicilia abbia imposto altri interventi. La soluzione? L’hotspot in Fvg. Perché i trasferimenti non sono procedure semplici e immediate, e l’hotpost permetterebbe di eseguirli con modalità e in tempi più efficaci».

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In attesa di individuare un sito per un eventuale hotspot (di cui si parla da mesi, ma che rimane ad oggi un rebus, avvolto dalle polemiche) secondo Schiavone «davanti a questa situazione grave c’è un’irresponsabilità politica che non ho mai visto nella mia vita». Il presidente di Ics ieri in conferenza stampa assieme ad altre realtà come Comunità di San Martino al Campo, Diaconia Valdese-Servizi Inclusione, Donk Humanitaria Medicine, International Rescue Commitee e Linea d’Ombra volontariato, ha chiesto interventi urgenti al Viminale, Prefettura e Comune di Trieste, perché «riprendano l’attuazione di un piano di sistematici trasferimenti dei richiedenti asilo dalle aree di confine tramite l’assegnazione di adeguate quote». All’Asugi le realtà hanno chiesto «più attenzione ai bisogni di cure, anche in virtù del fatto che in questi mesi non sono mancati casi sanitari gravi». Secondo i dati diffusi ieri da Ics, da gennaio a luglio 2023 il totale degli arrivi di migranti solo a Trieste è stato pari a 7.890, con un picco a luglio di 2.277 persone. «E c’è stato un incremento in estate in particolare dei minori non accompagnati: 204 a giugno, 491 a luglio». I più numerosi per gruppi di provenienza sono gli afghani (77,1%). Dei migranti giunti a Trieste nel 2023, in 5.732 hanno proseguito verso altri Paesi. Le realtà che si occupano di accoglienza hanno parlato di una media di arrivi di 37 persone al giorno, contro le 15 del 2022: 91,8% uomini, 4% donne e 4% bambini. Le famiglie che gli operatori hanno incontrato finora sono 120.

 

 




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