-  Redazione P&D  -  02/06/2013

NO CONTENZIONI IN ITALIA – Lorenzo TORESINI

Il diritto dei soggetti deboli a non essere più torturati negli SPDC .

di Lorenzo Toresini [1]

Pinel: se la Storia è maestra di vita. La moderna psichiatria nacque all"insegna dell"utopia della presa in carico della Sragione da parte della Ragione all"interno della ragione degli ospedali. Apparentemente fu dunque il medico Philippe Pinel a liberare i folli ceppi e dalle catene nelle segrete. In realtà Pinel imprigionò la psichiatria istituzionale nel doppio binario dell"insanabile ambiguità della liberazione da un lato, della realtà di una nuova emarginazione e di un nuovo stigma dall"altro. Nella pratica, si passò dai ceppi alle cinghie, dalle catene alle cosiddette "fascette", come si usa dire con un ipocrita eufemismo, di contenzione.

John Connolly. Nel 1856 John Connolly scrive il suo: "The Treatment of the Insane without mechanical Restraints".[2] In tale libro l"autore descrive come già allora fu possibile, nell"assenza tra l"altro totale degli psicofarmaci, gestire un ospedale psichiatrico, a Hanwell in Scozia, all"insegna del "nuovo sistema", basato sul "no restraint" totale. Connolly fa peraltro riferimento all"esperienza del quacchero William Tuke, che già nel 1796 aveva fondato il "Ritiro di York" all"insegna del rispetto filantropico del paziente e dell"abolizione pressoché totale dei mezzi di contenzione. Il metodo no restraint viene dunque da molto lontano, ha fondamento nella Storia e nella storia delle idee. Esso testimonia del fatto che da sempre sono esistite due psichiatrie: l" una realistica e autoritaria, che esegue alla lettera il mandato di controllo sociale, dandovi priorità rispetto al mandato della cura. L"altra utopistica e "gentile", che antepone l"aspetto terapeutico e di presa in carico delle persone al mero fatto del controllo. Resta da definire a quale delle due spetti la palma della migliore qualità, ma questa è questione, a quanto pare, di poco conto nelle AS di oggi.

La contenzione come tortura. Non vi possono essere realistici dubbi sul fatto che la contenzione non rappresenti altro che un tortura. Basta leggere fra l"altro il libro convincente e realistico di Alice Banfi: "Tanto scappo lo stesso" quando descrive la contenzione a cui lei stessa veniva sottoposta all"SPDC dell"Ospedale Niguarda di Milano, in cui, oltre ad essere immobilizzata mani e piedi al letto, le veniva inflitto lo "spallaccio", consistente nell"infilare e nel fare scorrere un lenzuolo arrotolato dietro le spalle e sotto le ascelle, assicurandolo poi dietro la testiera del letto, "fino a toglierle il respiro" e ciò per ore e ore, tutta la notte e per giorni interi. Oppure quando, l"ultimo dell"anno, gli infermieri legavano tutti i pazienti, anche quelli che se ne stavano tranquilli, onde potere comodamente brindare alla mezzanotte che veniva. Alle di lei proteste sul fatto che voleva anche lei festeggiare, non le veniva nemmeno data risposta, trattandola alla stregua di un coccodrillo che "è meglio che se ne stia calma.   Ma, come dice Francoise Sironi: "Lo scopo principale della tortura è quello di dimostrare la propria supremazia, la forza, il potere, non per far parlare, ma per far tacere le persone. Una persona che è stata torturata non parla, ha vergogna, ha paura perché i torturatori dicono: Se parli torniamo, se dici qualcosa facciamo del male alla tua famiglia. E" paradossale il fatto che gli aguzzini dicano che usano la tortura per cercare informazioni, visto che non è così". [3] Sembra in effetti una metafora dello stesso sistema psichiatrico, in cui il terrore ospedaliero si coniuga con il braccio territoriale, destinato a rinforzare e continuare fuori dall"ospedale il terrore del controllo manicomiale moderno. Sembra di vedere il film di Almodovar: "La pelle che abito" nel quale un medico sequestra e sottopone a delicati interventi chirurgici un giovane trasformandolo, contro la sua volontà, in una bella donna. Alla fine il giovane, trasformato in ragazza, sembra adattarsi alla situazione, finendo anche per avere un rapporto sessuale con il suo stesso torturatore. Ma alla fine questa trans involontaria riesce ad impossessarsi di una pistola ed uccide il medico che l"aveva suo malgrado trasformata. Le trasformazioni cui noi psichiatri sottoponiamo i nostri pazienti possono essere gradite o sgradite, e quindi efficaci o non efficaci. Certamente il fatto di attuarle in un setting repressivo o in un setting di presa in carico soffice-affettiva cambia radicalmente la qualità dell"intervento.

La contenzione serve dunque a silenziare il paziente. La regola costante della violenza subita è quella che essa viene interiorizzata. Il torturato dà alla fine intimamente ragione al suo torturatore. Analogamente il minore abusato darà da adolescente ragione al suo abusatore, finendo per sottoporre se stesso ad una serie infinita di gesti autolesivi, atti a dimostrare che la violenza continua ed è rivolta questa volta verso se stesso. Analogamente un paziente che sia stato contenuto difficilmente denuncia coloro che lo hanno contenuto (vale a dire torturato) all"autorità giudiziaria per violazione degli artt. 605 e 610 del C.P. La violenza viene normalmente interiorizzata dal violentato, che se ne sente in colpa.

La repressione della sragione da parte della ragione. Da Pinel in poi, o meglio dal Secolo dei Lumi in poi, appare evidente che la Ragione ha dato mandato alla psichiatria e agli psichiatri di reprimere la sragione per conto della Ragione stessa. Ed è in questo senso che la contenzione permane ancora legittimata nei fatti, seppur vietata in diritto, dall"art.13 della Costituzione, che con semplicità e lapalissiana chiarezza recita: "La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa alcuna forma di detenzione, di ispezione o di perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dall"autorità giudiziaria ….. ". Tale articolo si coniuga immediatamente ed evidentemente con i già citati articoli 605 (sequestro di persona) e 610 (Violenza privata) del C.P. Ma la Ragione autolegittima se stessa in quanto tale inventando la sragione. Alla fine la sragione non esiste, esistono solamente soggetti diversi, portatore ciascuno della propria Ragione. Ciò insegna tra l"altro anche la Psichiatria Transculturale.

Cultura del manicomio attraverso la barriera della l.180. E" altrettanto evidente che la cultura del manicomio, da questo punto di vista, è passata in grande parte indenne attraverso quella che avrebbe dovuto essere la barriera della legge 180 . 833 del 13 maggio/23 dicembre 1978, la legge che intendeva, per unanime interpretazione, ridare dignità ai cosiddetti folli.

Cosa si intende per no restraint. Per no restraint si intende semplicemente la pratica di gestire gli SPDC (ma ciò vale anche per le geriatrie e le case di riposo)

  1. senza mai legare nessuno al letto e
  2. con le porte aperte

Come si realizza. Tale pratica si realizza sostituendo la contenzione fisica con il contenimento psicologico attraverso la relazione. A volte ciò avviene associando un paziente ad una unità di personale che si occupa del paziente più difficile in quel momento in una relazione uno ad uno. In fase iniziale e di trasformazione dell"SPDC il personale sta sulla porta e negozia l"uscita con i pazienti. Ma per far questo ogni unità di personale deve conoscere singolarmente tutto di ciascun paziente. Si tratta di procedure tutte che implicherebbero degli approfondimenti teorici e pratici, [4]ma che sono centrali per la riuscita di tale modalità di agire. In nessun caso la non contenzione e la porta aperta significa acriticamente l"abbandono del paziente difficile e grave al suo destino. [5]

Il potere di mettersi in rete. Nel nostro Paese gli SPDC che funzionano in questo modo sono 15. [6] In quindici SPDC su 321 [7] non si lega MAI e si opera con la porta aperta. In molti altri SPDC si opera con la porta chiusa e tuttavia non si lega mai lo stesso. Alcuni anni fa fu deciso di fondare un "Club degli SPDC no restraint" con lo scopo semplicemente di mettersi in rete. Motivo di ciò fu il tentativo di dimostrare che il no restraint è possibile, e che se lo fanno in quindici lo possono fare tutti. E ciò che si può si deve.

Un messaggio forte. In un recente incontro del Forum Salute Mentale è stato dallo scrivente proposto di lanciare un messaggio forte al Paese. E ciò coinvolgendo attori e interpreti di messaggi all"opinione pubblica[8] da un lato, dall"altro attraverso un"azione mediatica forte di segno gandhiano: uno sciopero della fame di attori interessati e coinvolti: psichiatri, psicologi, infermieri, familiari e pazienti.

Possibile ruolo del Ministero della Salute. Si propone che il Ministero della Salute elabori delle linee guida che favoriscano il no restraint comunicando alle Regioni e alle SAL che:

  1. Il no restraint è qualità (e non viceversa)
  2. Legando la parte variabile dello stipendio degli operatori della Salute Mentale al numero di contenzioni in maniera inversa al numero delle stesse.

Possibile ruolo dei giuristi. Si propone ai giuristi di elaborare una dottrina sugli aspetti penalistici della contenzione, acciocché non invalga mai più un concetto per cui un reato odioso come la tortura continui a passare sistematicamente sotto silenzio per il solo fatto che esso viene ammantato dalla sacralità della medicina. [9] E" ben diverso legare una persona anestetizzata al tavolo operatorio, per evitare che essa caschi dal tavolo nel corso di un delicato intervento chirurgico, dal legare una persona al letto ospedaliero, mentre essa è sveglia e consapevole per ore e giorni (se non settimane e mesi) nella presunzione che essa (forse!) possa avere dei gesti di ribellione e dei (a questo punto evidentemente legittimi) momenti di aggressività. Ma più ancora si ritiene di centrale importanza il fatto che il mondo del Diritto si interroghi ed elabori un corpus dottrinario volto a definire il danno da contenzione e la risarcibilità di tale danno inflitto dalla stessa istituzione che dovrebbe - avrebbe dovuto - curare la persona lesa nei suoi diritti minimali. Danni da contenzione che possono essere anche fisici (fino all"obitus) ma che sono immediatamente biologico – esistenziali. Quale opinione potrò avere di me stesso dopo che in ospedale mi avranno legato? Tale percorso fungerà da premessa per delle sentenze in materia civilistica, e successivamente obbligherà la Aziende Sanitarie a prendere atto della loro stessa responsabilità civile in questo ambito, costringendole a modificare, rovesciandole, le linee guida per la contenzione. Da linee guide scritte finalizzate alla legittimazione della contenzione a linee guida volte al superamento, graduale quanto radicale, della misura della contenzione medesima.



[1] Primario del Servizio di Salute Mentale del Comprensorio Sanitario di Merano/Sanitätsbezirk Meran - Azienda Sanitaria dell"Alto Adige/Sanitätsbetrieb Südtirol

[2] Tradotto in Italino e pubblicato da Einaudi con il titolo: "Trattamento del malato di mente senza metodi costrittivi" nel 1976.

[3] da Francoise Sironi – I Confini e la Guerra – Lineamenti teorici sui traumi intenzionali – In ETNOPSICHIATRIA e LAVORO ETNOCLINICO – Libreria Editrice Goriziana 2011.

[4] SPDC Aperti e Senza Contenzioni – Collana dei Fogli di Informazione – N. 34 giugno 2005 – Centro di Documentazione di Pistoia

[5] La Contenzione in Psichiatria – Rivista Sperimentale di Freniatria – vol CXXX N.3/2006 – Franco Angeli .

[6] da Maurizio Davì SPDC Trento 2011 - 1. Aversa (SPDC - Ospedale Giuseppe Moscati – resp. dr.ssa M. Purgato – dr. Celani – provincia di Caserta, Campania). 2. Cagliari (SPDC – Ospedale Santissima Trinità - resp. dr. P. Laddomada , dr.ssa G.Del Giudice - Sardegna). 3. Caltagirone-Palagonia (SPDC – Ospedale Gravina - resp dr.Astuto – provincia di Catania, Sicilia). 4. Caltanissetta (SPDC - Ospedale San Cataldo - Presidio Ospedaliero "Maddalena Raimondi" - resp. dr.ssa R. Mazze' - Sicilia). 5. Gorizia (CSM Alto Isontino Integrato aperto nelle 24 ore – ex SPDC – resp. dr. F.Perazza – Friuli Venezia Giulia). 6. Grosseto ASL9 (SPDC – Ospedale Misericordia - resp dr.a Facchi - Toscana). 7. Mantova (SPDC - Ospedale Carlo Poma – resp. dr Rossi - Lombardia). 8. Merano (SPDC – Ospedale Franz Tappeiner – resp. dr. L.Toresini – provincia Bolzano, Trentino Alto Adige). 9. Novara (SPDC - Ospedale Maggiore della Carità – resp. dr.ssa L. Zedda - Piemonte). 10. Pescia (SPDC - Ospedale S. Cosma e Damiano - resp. dr D"Anza - provincia di

Pistoia, Toscana). 11. Portogruaro (SPDC – Ospedale S. Tommaso dei Battuti – resp dr. B. Gentile, dr. S.

Amodeo, provincia di Venezia, Veneto). 12. Siena (SPDC - Ospedale Policlinico S. Maria delle Scotte – resp. dr. Del Ministro - Toscana). 13. Terni (SPDC – porte aperte da 11 febbraio 2011 – resp Dr. Angelo Trequattrini - Umbria). 14. Trento (SPDC – Ospedale S. Chiara – resp. dr. C. Agostini, dr.ssa Di Napoli –

Trentino alto Adige). 15. Trieste (SPDC – Ospedale Maggiore - CSM nelle 24 ore - resp. dr. Bruno Norcio –

Friuli Venezia Giulia)

[7] Ricerca ProgRes 2002 - 2004

[8] Marco Polini: "Ausmerzen" sui rapporti fra Psichiatria e Nazismo

[9] Moliere – Le malade imaginaire




Autore

immagine A3M

Visite, contatti P&D

Nel mese di Marzo 2022, Persona&Danno ha servito oltre 214.000 pagine.

Libri

Convegni

Video & Film