Eppure nulla era successo lì.

 Era alle 16 e 45 la freccia Roma-Milano. Ciascuno aveva fatto i bagagli nella sua camera; dovevano trovarsi intorno alle 15 e 30 nella stanza di mezzo; i biglietti li avevano, il taxi era stato prenotato per le 15.45. In realtà entrambi avevano finito di sistemare le valige verso le 15 e 15, un quarto d’ora in anticipo; e quando M. era entrato nel salottino, a quell’ora, ci aveva già trovato Ina. Sorpresi entrambi, avevano qualche minuto prima di uscire.

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Spalancata la porta a vetri del balcone, si erano affacciati verso la corte. M. le aveva appoggiato il braccio sulla spalla; lei col giaccone viola, scialle nero e lilla, alla sua destra, gli si era stretta contro. Guardavano fuori, i gelsomini sfioriti, tutt’intorno. Da lontano il suono di una campana, sul tetto a sinistra un gatto avanzava fra i coppi; più sotto la voce di una madre che incitava il figlio a fare i compiti. Da chissà dove le note di un pianoforte.

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Si era aperta una finestra nella facciata di fronte; al sesto piano dell’albergo, uno sopra il loro. Un uomo si era affacciato, robusto, elegante, di mezz’età. Li aveva notati, anche loro l’avevano visto, distogliendo lo sguardo poi. L’altro si era comportato allo stesso modo, non si era staccato dalla finestra però; curiosava qua e là, ogni tre secondi lo sguardo riportato su di loro.

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Per Ina e il professore era diventato - quello sconosciuto - un testimone fuori del tempo, dello spazio; ciò che scorgeva lui era ciò che loro erano davvero.

Che cosa allora? Fra i bagagli chiusi, davanti al rotolo di carta con l’elastico, allo zainetto, ai borsoni colorati: una coppia che si teneva allacciata, in procinto di partire, qualche attimo ancora in albergo; lui un bell’uomo, serio, non giovanissimo, lei morbida e principesca insieme.

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Faceva certo le sue congetture il dirimpettaio: due un po’ agganciati nella vita, ecco, uguali e diversi, persone cui era successo qualcosa di bello, nei giorni precedenti; lui un magistrato probabilmente, un industriale, lei tanto più giovane, non sua figlia però.  Intanto così, quell’intimità elegante; il calore dei corpi vicini, il sole che baciava loro le guance.