-  Gasparre Annalisa  -  14/11/2012

FOLLIA IN PROVINCIA DI MILANO: TAGLIA IN DUE IL CANE CON UNA SPADA - Annalisa GASPARRE

Droga, delirio, armi: gli ingredienti perfetti di un delitto (im)perfetto. Succede in provincia di Milano che un uomo agli arresti domiciliari uccide a colpi di katana (la tradizionale spada giapponese dei samurai) il proprio cane. Lo taglia in due.

Dopo, sempre brandendo l'arma - ora anche insanguinata - è uscito in strada, terrorizzando i passanti che avvertivano i Carabinieri. I militari giungevano poco dopo e arrestavano l'uomo in delirio che, nel frattempo, era tornato in casa, seguendo la scia di sangue del povero animale. "Me l'ha ordinato il diavolo", questo quello che ha detto l'animalicida.

L'uomo è stato arrestato per evasione dagli arresti domiciliari, maltrattamento di animali (ma forse sarebbe più corretto uccisione di animale - art. 544 bis c.p.), resistenza a pubblico ufficiale. L'animale, invece, è stato ricomposto e consegnato a un veterinario.

Una storia di follia, di disagio, di assenza di controllo "sociale" adeguato, quella che ha colpito la comunità e la vita di un indifeso: il povero cane, fedele compagno dell'uomo, che, talvolta, è soggetto che consente ai detenuti di ottenere i domiciliari, oppure che si autorizza a far entrare negli istituti di pena per far visita al compagno umano. Ma - da quel poco che emerge dalla stampa e fermo restando l'approfondimento istruttorio che certo non mancherà - anche una storia di inadeguatezza delle risposte e degli accorgimenti. Un'arma di tale letalità lasciata nella disponibilità di un soggetto (non solo) pregiudicato e (già) agli arresti domiciliari, ma anche avvezzo all'uso di droghe (quindi, potenzialmente vittima degli effetti delle sostanze stupefacenti).

Un soggetto vulnerabile, dunque, lasciato (o abbandonato?) in compagnia delle voci, del delirio, del diavolo.

Un soggetto vulnerabile (e pericoloso) a cui è lasciata la disponibilità di un'arma che non può passare inosservata.

Un soggetto vulnerabile (e pericoloso) cui è stata riconosciuta la possibilità di accudire un essere indifeso.

Di chi è la colpa? Chi doveva vigilare? Chi doveva provvedere? Delle due vittime, una subirà un processo, probabilmente un'odissea tra entrate e uscite da istituti di pena e di cura, per questi fatti e per quelli che seguiranno nella sua ancora lunga vita; l'altra vittima è stata "smaltita", nella migliore delle ipotesi, seppellita, più verosimilmente incenerita insieme agli altri "rifiuti speciali". Di lei, morta perchè l'ha ordinato il diavolo, nessuno più parlerà.

Di un'altra storia di follia con protagonisti soggetti deboli/persone/animali/disagio, può leggersi qui: "STRANGOLA LA MOGLIE E TRAMORTISCE IL CANE" - Trib. Pavia n. 70/2012 http://personaedanno.it/index.php?option=com_content&view=article&id=39137&catid=208

Del rapporto animali e detenuti, può leggersi: Il detenuto deve essere agevolato nel coltivare e mantenere i rapporti affettivi. Anche se il soggetto dell'affetto è un cane http://www.osservatoriosullalegalita.org/11/acom/08ago1/0707gasparrejus.htm

 




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