Internet, nuove tecnologie Varie  -  Marco Faccioli  -  12/02/2022

IL PUNTO: conta quel che scrivi? Macchè ...conta solo chi sei.

Al noto menestrello dei giorni nostri Angelo Branduardi è “scappato” un punto in un post sul suo profilo Facebook. Per essere più chiari diciamo che, per una svista dell'autore, sulla di lui pagina è apparso un post che, al posto di un pensiero, una scritta o anche solo un emoticon, riportava un solo, unico, spaesato e solitario “punto”. Un punto e basta. “.” E fin qua nulla di che. A chi non capita, più o meno consapevolmente, di commettere un errore digitando sulla tastiera o smanettando sui social media? Quel che invece ha fatto notizia, più che il punto “.” del cantautore, è stata la reazione, a dire il vero alquanto variopinta e sconclusionata, dei suoi quasi trecentomila fan-follower. Innanzi tutto, al momento in cui scrivo questo articolo, il punto “.” messo per errore ha già ricevuto più di 1000 “mi piace”, centinaia di commenti e diverse decine di condivisioni. Passi per i “mi piace”, che oggi si danno senza troppo riflettere (anzi, senza riflettere affatto ...proprio come è accaduto quella volta, qui da noi in Italia, in cui una donna aveva messo “mi piace” al post del cognato che dava la notizia di aver appena ucciso sua sorella ...e vabbè!), passi pure per le condivisioni (anche quelle, è noto, si fanno un po' così ...tanto per) ...ma i commenti, santo cielo, quelli no! Per quelli un minimo di riflessione ci vuole, anche solo per articolare un paio di parole con cui dire la propria su una determinata questione. Ed è proprio sui commenti che in molti si sono abbandonati alla ricerca di chissà quale significato profondo potesse mai avere il punto “.” del cantautore.

Riportiamone alcuni: Marco: un punto, anche se così piccolo, insignificante, ha dentro molte più potenzialità di una sola frase”, Paola: “...da un punto, inizia tutto. Noi siamo un punto nell'universo. Il più bel dipinto inizia sempre da un punto. Il punto, alla fine di un libro, di una poesia... visti dall'alto, noi tutti siamo punti sulla terra ma ognuno di noi racchiude una rara bellezza. Um punto è sempre un inizio e mai una fine”, Alberto: “Grande capacità di sintesi e, nel contempo, lirica”, Enzo: “Un punto è fantastico. È immateriale ma esiste. È la più piccola più semplice entità geometrica. Di infiniti punti sono fatte le rette... I piani. I solidi. La cose più grandi sono fatte da infinite piccole immateriali entità. Quando ti dicono sei un niente pensa al punto. E vai avanti”, Francesco: “Dio sceglie sempre i peggiori per portare a compimento i suoi disegni ma la mente di Dio è per sua natura imperscrutabile e quella che sembra per gli uomini una fine può essere un nuovo inizio...grazie di tutto maestro”, Daniela: “Maestro al punto possono darsi differenti significati prescindendo dall'intenzione a me piace leggerlo come il volerla finire che le sterili polemiche, le ipocrisie, il desiderio di cambiare argomentazioni e di aprirsi a quello che viene libero da stupide ideologie e pregiudizi. Rispettosi della propria unicità e rispettosi dell'altrui unicità...”, Jose Manuel: “Maestro...Mai e mai un punto finale....Ma sempre un punto di partenza verso l'ignoto universale”. ...e via di questo passo.

Prima che qualcuno dei miei 25 lettori pensi che sia io in malafede nel considerare il punto “.” di Branduardi un errore e non l'espressione di uno sfuggente concetto filosofico che ha trovato forma e corpo nel segno più minuscolo della punteggiatura, riportiamo che cosa ha scritto il maestro stesso per cercare di arginare l'onda anomala dei commenti dei suoi fan-follower: Angelo Branduardi “Un punto che è scappato e finito in un post. Che dire... lo lasciamo come buono auspicio e prendiamolo come un punto e a capo”.

Che dire... l'episodio mi ha subito richiamato alla memoria la dichiarazione di un sedicente esperto d'arte che si era giocato reputazione e carriera (al punto che, cercando di reperirne il nominativo in Rete, nulla è affiorato) affermando, dopo il ritrovamento delle false teste di Modigliani in un canale di Livorno nel 1984, che una di queste era stata scolpita con una tale grazia che era possibile scorgervi “la mano di Dio” ...e stiamo parlando di una testa che i tre amici burloni improvvisatisi scultori, per loro stessa ammissione, erano quasi dell'idea di distruggere: “quella testa ci era uscita così male – avevano detto in un' intervista – che non volevamo neppure gettarla nel canale assieme alle altre”.

Il punto “.” di Branduardi ha di suo che almeno è autentico.




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