Letteratura  -  Paolo Cendon  -  30/10/2022

La proposta - Da "Storia di Ina", Aliberti, 2020

Era all’uscita di Rivafranca, risaliti in macchina, che il professore le aveva fatto la proposta.

“Lavori d’ufficio, se ne intende?”.  Temeva si perdessero a Gambiate, l’idea gli era venuta all’improvviso; come sempre era un po’ intimidito.

Ina in silenzio qualche secondo: “Da vera impiegata no”. Le era rimasto un po’ l’odore del bosco fra i capelli.

  1. si era schiarito la voce: “Perché a me servirebbe una mano, nei prossimi mesi”. Le aveva già detto del commentario, certi contatti non riusciva a gestirli da solo. “Una conoscente che mi aiutava, brava, ha cambiato città”. Ina seguiva ogni parola.

 “Mi pare di aver capito che è libera lei, in questo periodo”. Il problema erano soprattutto i rapporti con gli autori. “A qualche giurista non dispiace una voce femminile, all’altro capo del telefono”. Fondamentali certe qualità di garbo, di cortesia.

 “Editoria, non le piacerebbe?”.

L’ex-allieva aveva mormorato che era educata lei, di solito; sul resto non granché competente.

 “Potremmo allestire un angolo suo, in studio”. Scrivania, computer, telefono fisso; “Qualora non trovi di meglio, nei prossimi mesi”: libera di andarsene se cambiava idea.

 Lei a ripetere che temeva di essere deludente, tante le cose che non sapeva fare.

Il professore aveva scosso la testa: “Un lavoro vario, non si annoierà”. Appuntamenti da prendere per i convegni, rapporti col commercialista. Per i soldi e l’orario si sarebbero messi d’accordo: “Le ferie anche, i contributi: tutto alla luce del sole”. 

 Si era voltato a guardarla, aveva anche lei girato gli occhi.

Nessuno vedeva l’altro chiaramente, alle   spie del cruscotto; soltanto con le braccia si sfioravano ogni tanto. Il contatto più significativo, vicini com’erano, lo forniva l’olfatto.  M.  sapeva di legno tagliato di fresco, - notava Ina, - il suo odore naturale, più un fondo leggero di sapone di Marsiglia; quando al Castello si era lavato le mani, prima di risalire in macchina. L’ex-allieva oltre al profumo di bosco nei capelli – si accorgeva M. -   doveva essersi spruzzata qualcosa sotto il vestito, al Castello; una di quelle essenze da adolescente orientale, che lei portava spesso nella borsa.  

 

 




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