Diritto, procedura, esecuzione penale  -  Redazione P&D  -  05/12/2023

Rampollo alla guida ubriaco disintegra una Citroen a 140 Km/h e uccide 25enne

LA FAMIGLIA PAGA I DANNI E OTTIENE PATTEGGIAMENTO A 2 ANNI

Al volante Alessandro Maggiore, 33enne figlio del patron della società di autonoleggi conosciuta a livello europeo. Manuele Iencinella è morto dopo 10 giorni di agonia

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Ubriaco al volante di una fuoriserie, al doppio del limite consentito, disintegra un Citroen e uccide il giovane automobilista alla guida. Oggi il responsabile dell’incidente, Alessandro Maggiore, 33enne figlio di una importante famiglia di imprenditori del Lazio, è stato condannato a 2 anni e 4 mesi, per omicidio stradale.

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Un verdetto destinato a far discutere e che arriva nonostante le proteste dei familiari della vittima.

Al volante c’è un ragazzo ubriaco, di 33 anni, figlio del patron dei Maggiore, la dinasty degli autonoleggi a livello europeo.

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Alle 23,45 del 12 aprile 2022 Alessandro Maggiore tampona, da dietro, una Citroen Saxo. A bordo dell’altra automobile, sulla via Sacrofano — Cassia, c’è un ragazzo di 25 anni, si chiama Manuele Iencinella. Non doveva essere lì, ma dopo una partita di calcio aveva deciso di accompagnare un amico a casa per evitare di fargli prendere l’autobus a quell’ora.

L’impatto è devastante, le lamiere si accartocciano, il muso della Serie 1 si schiaccia, il posteriore della piccola utilitaria francese si comprime e arriva quasi fino ai sedili del guidatore.

È come una cannonata presa alle spalle da Iencinella che viene scaraventato fuori dalla macchina. Le auto, nel frattempo, sbandano attaccate una all’altra e così percorrono una decina di metri. La vittima è sulla strada in agonia.

gViene trasportato in ospedale dove lotta, per quasi dieci giorni, appeso tra la vita e la morte. Alla fine, muore il 21 aprile del 2022 al Sant’Andrea.

La dinamica dell’incidente viene ricostruita nei dettagli dai due consulenti tecnici nominati dalla procura e dalla famiglia della vittima, gli ingegneri Marco Colagrossi e Mario Scipione.

Per gli inquirenti, perciò, non ci sono dubbi. È un omicidio stradale, la velocità è doppia rispetto al limite, i valori nel sangue testimoniano un consumo di alcolici ben oltre il massimo consentito di 0,5. Il test alcolemico dice che il trentatreenne aveva un valore di 2,5.

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La potente famiglia del ragazzo corre subito ai ripari, la dinamica è chiara, il loro ragazzo stava correndo e l’alcol nel sangue a quei livelli peggiora ulteriormente il quadro. Sono queste due prove tangibili che confermano la responsabilità in capo al giovane.

La cosa peggiore, ovviamente, è l’epilogo tragico, la morte di un venticinquenne. I genitori vengono, perciò, subito risarciti dai Maggiore con una somma che supera il mezzo milione di euro.

 

Ma non è tutto, perché l’atto finale di questa storia fa storcere a molti la bocca, ovvero la possibilità che la vicenda si chiuda oggi con una condanna patteggiata di 2 anni e 4 mesi. Questa la richiesta della procura di Tivoli, del pubblico ministero Federico Carrai in accordo con il legale del giovane, l’esperto penalista Stefano Valenza.

La gip Chiara Miraglia ha deciso - di fronte al legale dei parenti della vittima, l’avvocata Valeria Morreale - di accordare la richiesta.

 




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