Letteratura  -  Redazione P&D  -  13/01/2024

Trattenuti e trattamenti - recensione di Valter Marchetti

Trattenuti e trattamenti

Esistenze e spazi nella nemesi del diritto

Autore: Matteo Buffa

Voglio essere molto chiaro, quella che segue non è una vera e propria  recensio a Trattenuti e trattamenti. Esistenze e spazi nella nemesi del diritto, perchè la vera analisi critica può farla solo il singolo lettore, provando ad immedesimarsi nel viaggio che concretamente l’Autore realizza tra un luogo e l’altro d’Italia,  incontrando - e talvolta ( vien da dire) abbracciando! - diverse esistenze caratterizzate da un nuovo status ( anti-giuridico, aggiungo io !), quello del trattenuto.

Nemesi era la dea che, nel mondo greco, era deputata a punire coloro che avevano commesso un determinato peccato, la hybris e cioè la tracotanza, l’arroganza, la superbia di coloro che a tutti costi volevano superare i limiti umani, per raggiungere gli dei, atteggiamento che nella cultura greca non poteva essere tollerato dagli Immortali : e così,  a questa colpa seguiva una pronta reazione della divina Nemesi appunto, che aveva la funzione di rimettere tutto nel giusto ordine; nemesi, oggi, significa pertanto “sdegno” verso qualcosa che fuoriesce da questo giusto ordine.

Il libro di Matteo Buffa è una monografia scaturita dalla sua tesi di dottorato in sociologia del diritto anche se l’Autore preferisce parlare di “storia di un viaggio” in luoghi e spazi, nell’incontro sensibile e rispettoso delle esistenze che vivono ed abitano gli spazi del c.d. “trattenimento”, un viaggio suddiviso in tre tappe che provo a condividere insieme a Voi.

La prima parte è dedicata ai “Trattenuti”: l’Autore approfondisce con estrema cura la paleogenesi dei centri per i migranti nel paradigma del campo, arrivando a delineare lo stato d’eccezione permanente, per poi soffermarsi sul nuovo statuto d’esistenza: “ visibile invisibilità, assenza, marginalità, sacralità e nudità”.

Nella seconda parte l’analisi è centrata  sul trattamento normativo dei centri per migranti, la relativa legislazione e localizzazione geografica, con un approfondimento sulla storia del trattamento, tra totalitarizzazione e totalizzazione, anche attraverso il sostegno delle intuizioni e  dei punti di vista di Autori come  Arendt, Goffman e Foucalult.

La terza parte “ Esistenze e spazi nella nemesi del diritto” è caratterizzata da uno sguardo etnografico sul trattenimento italiano in quelle che sono state definite le “città invisibili”; tra questi luoghi  vi è anche il Centro di Accoglienza per minori Papa Francesco I di Priolo in provincia di Siracusa dove “ i piccoli ospiti dovrebbero rimanere non più di 48 ore. Ma a volte rimangono qui per più di un mese (...) Anche i minorenni fuggono, e sono molti, se ne perdono le tracce quotidianamente. Scappano per motivi diversi, le ipotesi più accreditate sono il ricongiungimento con le famiglie in altri luoghi, il non aver compreso il motivo della loro permanenza in un centro, o perchè non vi si trovano bene, la paura, la solitudine 

L’ipocrisia delle politiche migratorie occidentali

Le politiche migratorie occidentali, da sempre ma oggi più che mai, si fondano su narrazioni non più accettabili in quanto rappresentano e trattano il fenomento ( naturale ed antico) delle migrazioni come una minaccia all’identità e alla sicurezza dagli ordinamenti nazionali e sovranazionali; tali politiche migratorie d’Occidente, scrive l’Autore,   sembrano suggerire che sarebbe possibile accogliere separando, destinando esistenze a nuovi campi, confinando in istituzioni liminali che sorgono sulle frontiere delle eccezioni non eccezionali”.

La narrazione di una disumanità

Pagina dopo pagina, con appasionante dovizia di particolari e di approfondimenti, l’Autore confeziona in questa monografia un drammatico spaccato di quelle che sono delle vere e proprie asimmetrie dell’umanità: da una parte i trattenuti, i migranti in cerca di salvezza e di lavoro, dall’altra i trattamenti cui questa fetta dell’umanità si ritrova costretta a vivere, in una dimensione certamente non caratterizzata dalla libertà, in una sorta di sdegno ( nemesi)  del diritto, cioè di un diritto non più degno di essere definito tale.

Una attuale ricerca tra il nomos e l’exceptio

L’Autore, spostandosi rigorosamente in treno da un luogo all’altro dell’Italia  ed incontrando in spazi diversi i trattenuti, prova a comprendere e a descrivere quanto rimanga oggi della cd “forma campo”, prodotto della teoria che indaga i rapporti tra nomos ed exceptio e che interessa la filosofia, la sociologia e l’antropologia del diritto; richiamando Judith Butler, attraverso lo strumento dell’eccezionalità, l’Autore racconta come “ il potere statale giustifica sè stesso a tempo indeterminato, ponendosi come fattore più o meno permanente nella vita politica” ( Judith Butler, Vite precarie. Contro l’uso della violenza in risposta al lutto collettivo, Meltemi, Roma, 2004, p.90). Matteo Buffa si sofferma sui concetti d’eccezione, d’emergenza ed subero, descrivendo questa triade come una sorta di “ denominatore comune a livello normativo, politico e morale “, dalla quale sembrano oggi “ riaffermarsi meccanismi volti a identificare i rifiuti e le eccedenze dell’umanità, primi destinatari del trattamento e, anzi, i trattenibili per antonomasia, insieme ai luoghi cui essi sono destinati “.

Un nuovo statuto di esistenza: il trattenuto

Matteo Buffa delinea quelli che sono i tratti caratterizzanti una nuova forma di vita di quelle esistenze umane che sono costrette a permanere in spazi ben definiti a causa di circostanze pseudo-emergenziali;  una permanenza coattiva, peraltro, svincolata dalla violazione di norme penali come dovrebbe accadere, normalmente, in uno Stato di diritto; una sorta di detenzione amministrativa, con un corpus normativo ad hoc per i trattenuti, appunto.

L’incontro di Matteo Buffa con la ( dis-)umanità  delle città invisibili.

Trattenuti e trattamento, non sono concetti teorici, perchè nel cuore della storia del viaggio dell’Autore ritroviamo esistenze e spazi di vita reali; Matteo incontra le vite di coloro che abitano questi spazi del trattenimento, quelli che lui ha definito “ i cittadini visibili delle città invisibili”. 

Con sguardo etnografico, l’Autore osserva e descrive sia gli spazi che le esistenze di questa parte dell’umanità costretta a vivere in luoghi invisibili, “ nel precario equilibrio sulla sottile linea che intercorre nella distribuzione di (a)simmetrie fra penale e non penale”.

Le città invisibili nel capolavoro  di Italo Calvino erano ambientate nel  mondo lontano del Medioevo ed erano affidate all’immaginazione e alla visionarietà dell’esploratore scelto da Calvino, il veneziano Marco Polo che, con i suoi fantastici racconti, sapeva intrattenere l’ascoltatore Kublai Kan; nella monografia di Matteo Buffa,  l’Autore-viaggiatore genovese intrattiene ed appassiona il lettore su esistenze,  spazi e luoghi  apparentemente invisibili ma che sono reali e ben presenti tra noi solo che, spesso,   facciamo finta di non vederli o ci voltiamo dall’altra parte per non guardarli.

Valter Marchetti




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