Deboli, svantaggiati  -  Paolo Cendon  -  03/04/2024

Altre stanze, altre voci

La carriera dei ‘’deboli’’ non è ormai quella di ieri, si cresce in fretta; con maggiori incagli, pretendiamo sempre più dalle vetrine del mondo.  Ci si offusca dentro e fuori rapidamente, anche se può non trasparire all’esterno. Le generazioni sembrano capirsi meno che in passato, l’una con l’altra; i salti di orizzonte sono bruschi a volte.

 Tanti gli individui che non sanno dove andare, cosa fare di se stessi, i social aiutano fino a un certo punto: c’è meno gratitudine, forse meno generosità, chi è solo a volte si ritrova ancora più solo.

 Forme   inedite di cattiveria che salgono dalle strade, che invadono le discoteche, i condomini.  Si stenta a credere, a volte, che degli esseri umani arrivino a commettere certe brutture.   Qualcuno al mondo continua a innamorarsi, per fortuna, troppe coppie vivono però ripiegate su se stesse. I genitori degli scolari che scantinano, alle medie e alle elementari, picchiano ogni tanto i docenti meno accomodanti.

     È sempre meno lecito al civilista – in scenari del genere – rimanere chiuso nella sua gabbietta: prescindendo dalla medicina, ignorando la psicologia e la psichiatria, facendo a meno dalla sociologia e della demografia.  Occorre senso dell’equilibrio nel pronunciarsi, circa le questioni, anche fantasia però, risorse esplorative; disponibilità a guardare  la realtà com’è effettivamente, comprese le pieghe scure dell’animo umano.




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