Pubblica amministrazione  -  Redazione P&D  -  07/06/2023

Il Governo cambia le regole per i concorsi pubblici

PER TRE ANNI SALTANO GLI ORALI. TUTTE LE NOVITÀ

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Arriva la clausola per riequilibrare i generi negli uffici. Procedure interamente digitalizzate sul portale InPa anche per i concorsi degli enti locali

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Forte accelerazione sui concorsi pubblici, che diventano interamente digitalizzati e devono essere completati al massimo in sei mesi, niente prova orale fino al 31 dicembre 2026 per le posizioni “non apicali”, clausola di equilibrio di genere. L’emendamento del governo al Decreto Pubblica Amministrazione, approvato ieri con voto di fiducia alla Camera, e il Dpr che oggi verrà approvato dal Consiglio dei Ministri ridisegnano i concorsi pubblici. Mentre rimane in sospeso, tra Dl Lavoro al Senato e Dl Pa alla Camera, la possibilità di prorogare per sei mesi, fino al 31 dicembre 2023, il diritto allo smart working per i fragili e per i genitori degli under 14.

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I concorsi pubblici dovranno concludersi in sei mesi. Il regolamento che oggi il ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo presenta in Cdm prevede “celerità di espletamento” e obbligo di conclusione delle procedure al massimo entro sei mesi, calcolati a partire dalla scadenza del termine per la presentazione delle domande di partecipazione. Altrettanto rigidi tutti i termini della procedura.

Le procedure concorsuali diventano interamente digitalizzate, anche per gli enti locali. Tutta la procedura, dalla pubblicazione del bando alle candidature ai risultati, si svolgerà sul Portale InPa, al quale i candidati dovranno registrarsi.

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Come norma di ulteriore accelerazione da qui al 2026, termine di conclusione dei progetti del Pnrr, l’emendamento del governo stabilisce che per le posizioni non apicali sarà possibile effettuare i concorsi con la sola prova scritta, non è necessario l’orale. Una norma che ha già suscitato molte polemiche tra gli addetti ai lavori e tra gli stessi aspiranti partecipanti ai concorsi, perché espone al rischio di una selezione poco accurata, che difficilmente potrà davvero valutare le capacità dei candidati. Vanno nella stessa direzione, nell’emendamento, le norme che limitano la possibilità per i candidati di partecipare a più selezioni e per più territori, norma che mira a prevenire le rinunce, molto frequenti nelle ultime selezioni.

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L’art. 6 del Dpr di riforma dei concorsi prevede una clausola di equilibrio di genere: ogni bando dovrà indicare «la percentuale di rappresentatività dei generi nell’amministrazione che lo bandisce», e se la differenza tra quote maschili e femminili dovesse risultare superiore al 30%, appartenere al sesso svantaggiato costituirà un titolo preferenziale. Un’altra norma del regolamento prevede «prove asincrone» per candidate in stato di gravidanza o in allattamento.

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Si va verso una proroga del diritto allo smart working, ma solo per i lavoratori fragili. Il governo è orientato a escluderla invece per i genitori degli under 14, che avevano ottenuto una proroga in precedenza ma solo per il settore privato, non per la Pa. Molti gli emendamenti per la proroga delle opposizioni parlamentari, sia al Dl Lavoro che al Dl Pa. Ma ieri in Senato la sottosegretaria al Lavoro Maria Teresa Bellucci ha preso tempo: «Vanno verificate le coperture, ci saranno degli approfondimenti», ha affermato. Secondo le prime stime della Ragioneria a copertura della proroga servirebbero tra i 18 e i 30 milioni, a seconda dei tempi e della platea.

 

 




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